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La palpabilità dell’incerto

Sfocate essenze
colorano il mio futuro.
Leggo su queste il mio viso,
scavato dal fumo.

Una mano afferra,
cercando l’inutile
e trovando un fondo,
al di là della nube.

Una percussione ritmica e scostante
mi brucia l’orecchio.
Un viso, altrettanto scostante,
mi si para davanti, come un coperchio.

Mio padre da giovane,
con barba e pizzetto,
si manifesta candido,
senza alcun difetto.

O padre mio! Sei proprio tu?
Ma perché ti mostri proprio ora?
In questa dimensione,
così lontano ed etereo?

“Etereo er cazzo -risponde qualcuno-
vacce piano co’ la bamba
quello è ‘o specchio.”