G.134
Nel freddo e plumbeo autunno
ad un anno dalla tua sepoltura
solo ed infreddolito con man tremante fumo
e scrivo per digerire l’amarezza
del tuo ricordo
pensiero struggente e stridente
come il latrato di un cane
che squarcia il silenzio della notte
della mia esistenza
vuota come gli alberi che mi circondano
fino a poco tempo fa frondosi.
Aspetto la primavera
Un albero solitario in mezzo al blu sconfinato
procede senza meta
dove lo porta il vento.
Non cerca nuove terre,
ma fugge dalla vecchia
troppo piena di drammi,
eppur vi farà ritorno
perchè le sue radici son lì piantate
Il tuo pensiero mi squarcia
come un fulmine nella notte
luce nell’oblio
e il tuo ricordo
è fisso nella mia memoria,
inutile scacciarlo,
è la sola cosa che mi resta.
Seduto su una duna
cerco sulla spiaggia sulla quale imprimemmo i nostri passi
la tua figura
ma l’onda subito cancellava le nostre orme,
così la morte si è portata via la tua vita
e rimane solo la sterile sabbia,
ma la tua orma è impressa in me.
Vegliante mi chiedo perchè
tu sia protagonista dei miei sogni invasati
dall’inebriante Bacco
o dalla sativa pianta,
è come se il mio inconscio ti riportasse in
vita,mentre il mio pensiero fugge invano
la tua morte.
Illusioni oniriche piene di terrena realtà,
proiezioni del mio desiderio di averti
qui,consistenza e non solo forma,
ma mi accontento di questo nostro intimo momento
in attesa di una convivenza eterna.