M.190
Post disperato erotico stomp
Nella tua ironica lingua
ho ritrovato i miei denti
aprirsi in un sorriso.
Tutto il male vissuto è salpato,
al largo, lontano
lontano,
dove la rotta è smarrita
il vento infuria
la tempesta stravolge.
Qui sulla riva del mare
c’è calma,
infine.
Ho affogato l’invivibile
in un sorso di
parole nuove.
Posto riservato
Camminavamo l’uno contro l’altro
tra i portici e i sampietrini
di questa Nostra città, unico legame.
Camminavamo l’uno contro l’altro
tu mano nella mano con Lei
io mano nella mia mano,
tu mi hai guardata
io ti ho visto,
tu hai continuato a guardarmi
io ho smesso di vederti,
poi mi son chiesta
cosa cercassi sul mio volto
all’improvviso una sera di luglio
dopo tutto quello scomparire
parlare per metà
stare zitto per intero:
Cosa cercavi?
Ho sorriso, l’hai visto?
Mi sei scivolato addosso
come una goccia di doccia fresca
nell’afa di agosto.
Ora che ti ho riposto nel posto che meriti,
non guardarmi se riesci a vedermi.
Tu, saudade
Saudade
è il sentimento che provo
pensandoti
Tu,
luogo al quale mai
mi hai concesso di approdare
Tu,
sogno di una notte di mezza estate
che mai ho saputo decifrare.
Errore, tornare indietro appena possibile
Mi è stato detto
“Ogni tanto esci da te stessa”
ma che cazzo vuol dire?
uscire da me stessa
che nemmeno so la strada
da camminare
per arrivare dal cuore
alle parole.
Che poi dico
se sapessi attraversare tutte queste piazze deserte
tutte questi viottoli dai sanpietrini sgangherati
se sapessi evitare la folle oceanica del sabato
con le borse della spesa a spasso nelle vie respiratorie
dico,
se sapessi trovarla la via d’uscita da me stessa
non credi che sarei già scappata?
Aritmico assolo pop
Cos’è la solitudine
potrebbero chiederti un giorno.
Vivere in questa città
cortile personale di legami seminati
che la grandine di giugno
ha fatto marcire
prima del raccolto d’agosto,
e ritrovarsi con nulla
e ritrovarsi da capo
e ripartire nel vuoto che pesa e pesa
pesa oggi più di ieri, peserà domani più di oggi.
Sotto questo cielo di nuovo blu ci sei te sola a chiederti come stai
e nemmeno a te a dir il vero
la vera risposta importa più,
ché nel silenzio la tua sola voce stona.
Rimane così tanto spazio comodo attorno a te
e nessuno davvero a riempirlo:
è solo la solitudine che riesce ad accomodarsi senza chiederti
permesso
lei sola, disposta ad ascoltare il tuo
aritmico assolo pop.
Corpi astratti
La mia testa fa l’amore con la tua
mentre i nostri corpi
a fatica
si passano a fianco
fingendo di non esistere,
incontrandosi
per la sola città in cui
tu vivi, io (soprav)vivo.
Dai vetri appannati
della mia stanza al risveglio
ho percepito il calore
del tuo corpo assente.
Ti ho pensato a dormire
nel tuo letto che non conosco
forse accanto a un corpo di donna
che non sono io.
Io
che sola son qui a pensarti
nel letto freddo
della mia stanza al risveglio
dai vetri appannati
come appannato
è il mio sguardo sulla verità.