V.05
Trovo appetitosa
l’ambizione di arrampicarmi verso la vetta
dell’Annapurna suprema
e pure
sorseggiare con gusto
il sangue frammisto ai sudori,
succo della stretta morsa
dei miei carichi.
Eppure
di rado, la bruma
confonde le mie linee di forza
affievolendo il polso.
Così non mi accorgo di non trovare più nulla.
E se sovvenire potrebbe
quella velata linea alle mie spalle,
quel mio compagno di via,
una sola ed unica voglia mi insemina
la ripugnanza per le nostre somiglianze
di caratteri lenti,
tentennanti,
indolenti
delle quali così mi libero
e proseguo.
Che la luna
volga le spalle
mille e mille notti ancora
prima a ponente
e poi a levante,
di questo, poco importa.
Accadrà sempre che
distratta per mirarla
mi fermerò e,
poco prima di ricordare,
ti cercherò coi miei occhi,
ma ti troverò solo con il mio cuore.
Come faccio a trovarti?
Ché in questa Babele siam così in tanti,
ché ognuno c’ha strati a migliaia,
come coperte mal funzionanti
infiniti, pesanti, asfissianti
che rallentano l’animo
e anche un respiro
sembra fatica
figurarsi
vedersi
capirsi
amarsi
Ma
Basta coprirsi,
cacciamo via questo inverno
Prima che il vento ti sgualcisca,
il freddo ti congeli
e il sole ti secchi
ti curo e ti proteggo
pregando intensamente
che il tuo cuore capisca da sé,
e senza sforzi, che
in verità
il sole riscalda
il freddo rinfresca
e il vento accarezza
ogni uomo sincero
che lo desideri.
Capitano
José, a dirla tutta, a me l’uomo piace.
E’ vero – i ragazzi avranno qualche vizio,
ma se azzeri aspettative
e metti in conto la natura,
una luce io la vedo.
Sarà che ognuno la ragione la pretende,
ma se ti metti qui, vicino a me, nella mia stessa posizione,
e affini gli occhi con bastevole attenzione
sarai d’accordo con me, quando ti dico
che l’unico Capo, qui, sei tu.
Considerando l’imperturbabilità che ti vive,
ti invito alla mia Guerra,
a bramare il conflitto,
vera ragione di vita, essenza del fluire.
Per vedere trasformata la tua forza
in debolezza,
il tuo pregio
in un misero difetto.
Così, mancata soluzione alla mia astenia,
dal mio fianco, ti ripongo in tasca
con le tue promesse e il mio pezzo di cuore
che, rassegnato, m’abbandona.
Il mio animo, di un imbelle, non sa cosa farsene.
Equilibrio
Giro a zonzo per il Grande Santuario
alla ricerca del dio che mi sostiene,
ma l’unica Verità a cui voglio ottemperare
è l’umile fabbro
che m’ha scoperto Atlante.
Ripenso al mio stupore per la tua rabbia
di fronte al vuoto che mi invadeva,
ma che non conoscevo,
che non sapevo di dover colmare.
Penso al tuo amore, immenso
per me.
Occasioni
Quando un povero uomo chiede
a un altro uomo povero
di stringere quell’implicito patto
di condivisione e di intesa
non c’è errore più grande
che questo possa scegliere
di ritenerlo superfluo.