I muri vaticani
martiri del tempo
tentano di nasconderci
perché l’arte ci eccita
e le tue labbra mi tentano,
Incessantemente.
I canali geometrici
le scale, le chiese,
Peggy,
Casanova,
l’amore nel tuo sguardo
nella vecchia serenissima,
al tramonto,
tra interstizi
e mille cormorani.
Rivango
Versi notturni
nati da gemiti distorti
ammirando i contorni
dei nostri corpi contorti.
Rivivo la tua pelle anserina
allo stringerti del seno,
diamanti.
Tra le gambe mi stringi
con lame di sguardi
di odi et amo,
sento la pienezza
e mi dilanio.
Con il tuo culo tra le mani
la mia esistenza
nelle tue profondità
e poi
dolce
al tuo ventre mi avvinghio,
lentamente
decado
nel tuo sinfonico bussare.
Ti bacerò fino allo strazio
delle nostre labbra sanguinanti.
Questo era nulla
O tutto ciò che avevo.