giro, come un fantasma. tengo una camicia larga
e gambaletti a metà
giovane coniglio stordito
mi arrendo alla gravità,
che mi comanda ferma nel tuo letto.
la sola tazza che ghermisco è pesante.
minuscole piante che innaffio..
interrompo un atto di cura che mai concluderò.
penso a un dono che dia luce ai tuoi occhi,
per ritrovarmi a soppesare l’onere dei miei,
affaticati e malinconici,
labile specchio di un’altra apparizione
che ronza per traiettorie che non afferro
sono sguardo serio. animo zen. cuore pavido. corpo-prigione
il portone delle mie emozioni ti rimbomba addosso
la mia mano invisibile si fermerà ad un primo slancio.
rimarrò solletico delle tue corde,
fischio di bosco di abeti e vespe
odorosa presenza, leggendaria e incantevole