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Oltre questo vetro,
un assordante e nero silenzio,
una disperata oscurità
capace di inghiottirmi,
di vuotarmi della mia essenza.
Un cieco terrore,
figlio d’una claustrofobica impotenza,
s’infila sotto la mia pelle,
infetta i miei sensi.
E quest’infinito, devastante
vespro, m’abbandona,
macera carcassa,
nella neve impura e corrotta.
Retaggio d’un inverno in rovina.