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Ode a Paperoga

Rimembro del papero
beffardo il purpureo
frigio e il cuor libero e
gagliardo. Come stelle al plenilunio,

nascoste ma sincere,
lui fuggiva il bagliore
delle luci non vere;
forte l’ardore del gran sognatore,

quanto grande il rifiuto
per la brama e la fama,
bianco il manto pennuto
come l’animo di fresca rugiada.

Tra le penne arruffate
allora già cercavo
il genio da imitare,
la brama del disfare. Da codardo,

mi sono presto arreso,
smettendo di sognare,
nella lotta con il vero.
Piccolo, scelsi la meschina pace,

e tutt’ora la scelgo
reprimendo ogni giorno,
vigliacco menestrello,
le rime di quest’animo malconcio.

Chiedo alla vita di viverla irrisolto,
alle stelle di brillare sul mio corpo,
al cuore di fissarmi bene in testa
che non avere un senso

è il senso che mi resta