Su quell’ombrello ci potrebbe aver pisciato un cane
un cane bianco e nero
ma non era il mio.
Lei come me.
Con quella faccia trasognata
gli occhi sgranati alla ricerca di qualcuno
o forse di nessuno.
Di tutti.
Con mille fragilità marroni,
o erano verdi,
erano fragilità in ogni caso.
Non apparteneva a quel mondo e si trascinava dietro l’ultimo baluardo di casa
di qualcosa che sentiva come casa
come scoglio
come approdo.
Una fragilità a guinzaglio
per sentirsi forte.