Avrei voluto imparare come fruiva delle proprie emozioni, furtivamente
assemblare incastro dopo incastro
il divenir dei suoi giorni
farlo mio
leggerla e ripeterla
leggerla e ripeterla
Non facendomi distrarre dal rumore del condizionatore che scandisce la forma dell’aria
distendendomi semplicemente
la dov’è il crogiolarsi delle sue meningi
sull’arcata sopracciliare
memorizzandone i mosaici
riproducendo la ninna nanna dell’eco del coro
davanti alla sua classe
per farla addormentare
Divenir allievo di questa maestosità
e sempre,
furtivamente,
architettar tra i suoi sogni
il progetto di me