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Un abbraccio ricurvo, sciolto, ancora tiepido

Il primo contatto col divano è freddo

Per non congelare, mi corico leggermente rannicchiato, e più non mi muovo da quella posizione. Come per legarmi così in un patto di calore con la stoffa.

Lei si adagia piano piano, e, infossandosi, col tempo mi abbraccia un po’.

È così anche con te?

Fermi, adagiati l’uno all’altra, infossandoci un po’ alla volta, fermi nella stessa posizione, leggermente rannicchiata, l’uno nell’altra, un abbraccio ricurvo, sciolto, ancora tiepido.

Forse dopo, dopo che è avvenuto tutto, potremo ritrovarci così.

Prima, ci sono molti passi. Ed io ho già cercato i sentieri, mi sono già spinto ad immaginare la flora e la fauna di quei momenti.

Petali di ciliegio e narcisi sulla bocca.

Il tuo corpo che vibra assieme all’anima di ciò che ti sta intorno. Il tuo corpo bello, giusto, come a dire che si può racchiudere uno spirito tanto amabile solo in un corpo che ne sia all’altezza.

Da come muovi le dita, allunghi il collo del piede, rilassi così tanto i muscoli che anche io e vari oggetti nella stanza lo percepiamo, direttamente.

Balli ed il tuo corpo, giusto, ancora devo dire giusto.

Il tuo corpo giusto, mentre balli purifica, cascata su rocce vive. Tu non puoi farti male, tu sei l’acqua, tu sei la pietra che smette di pungere e tagliare. Io che mi ci immergo, nel tuo fragore silenzioso, vedo fiori di loto e volpi bianche.

Il primo contatto fra di noi non sarà freddo, ed io non potrò farti del male, perché so quanta delicatezza richiede uno spirito così vicino alla natura, così simile e non distaccato dalla vita che le sta intorno. Che spesso pare muta eppure.. Eppure.

Il tuo animo selvatico

Se mi muovessi subito, finirei con lo spaventarti, nei tuoi occhi balenerebbe un verde riflesso luminoso di terrore e ti avrei perso per secoli.

Il primo contatto tra di noi sarà come passare i polpastrelli su di un tessuto di lino, lì vedremo cerbiatti e soffioni.

Ma poi si scoprirà che sei anche cascata, che sei grano e la falce che lo raccoglie, che sei suono e lo strumento che lo produce.

È acre il sudore di chi è creatore, creatura e carnefice.

Non basta, il corpo non mi basta.

Non mi bastano le tue mani, il tuo collo, i tuoi seni, le tue gambe, i tuoi occhi.. Non mi basta essere caduto in te, non posso fermarmi ad amarti così.

Voglio toccarti l’anima.

Trascendere le leggi di questo mondo, arrivare fino a scoprire come si fa ad amarti completamente, non voglio più un corpo

Non mi serve, ti ho baciata, presa con forza, accudita, sussurrata, ti ho scritta, disegnata, suonata, ti ho amato

Ma ancora, non ti ho toccato l’anima

Mentre tu hai già baciato la mia, anche se non se n’è accorta, la mia anima ancora non sa

Le porterò a fondersi

Ecco, stanotte, incontrami in sogno

Ecco, stanotte, so

Non cercarmi nella forma, non sarò cervo o fiume, non sarò albero o pietra

Non andare in giro con gli occhi ciechi di chi cerca e smette di guardare

Ma se tu provi lo stesso ardore che provo io

Allora potrai trovarmi in tutte le cose, sarò cervo, fiume, albero, pietra; sarò il cielo e sarò il tempo; la luce ed il suono; sarò lo spazio e, infine, se riuscirai a riconoscermi

Sarò te.

Allora potremo stare fermi, adagiati l’uno all’altra, infossandoci un po’ alla volta, fermi nella stessa posizione, leggermente rannicchiata, l’uno nell’altra, un abbraccio ricurvo, sciolto, ancora tiepido.