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Dammi una poltrona
comoda
per sedermi.

Dammi del tempo libero
però
senza sensi di colpa.

Dammi da bere
e da fumare.

Poi dammi anche uno schiaffo.

Sarò contento,
giuro.

Necrosi spirituale

Mal di schiena.
Fottuttissimo
e crudele mal di schiena.
La bocca secca.
Odore di sigaretta.
Camicia
– rigorosamente bianca
(o azzurra) –
con il nodo della cravatta
allentato.
Tasti sul computer
picchiati con disprezzo.
Cuffiette dallo smartphone
stropicciate
e piene di urla.
Urla,
più della più triste
abitazione
abitata da chi un dì
si amava.
Acidità di stomaco.
Muscoli impigriti.
Tosse nervosa.
Bestemmie e lamentele.
Lavoro.

Porca puttana il lavoro.

Mi si staccan
di dosso
pezzetti di ingenuità.
E brandelli d’innocenza.

Limpido e colorato il senso generale
mentre del significato perdo sfumature.

Saluti al tramonto

E si fan purpurei al crepuscolo
gli occhi tuoi, così tristi
e attraversati
dai giorni
fatti nostri.

E quel sole riflesso intrappolato
nelle tue iridi, mi conforta un po’.
Regalandomi sacre rivelazioni
e giustizia
per i nostri
teneri sforzi.

Anche adesso, mentre mi saluti.
E lentamente ti allontani.

Anche se poi

-vaffanculo.

Nella gola
cola
il sangue
– così caldo –
che di morir
pare quasi
io
abbia sete.

“Eravamo, eravamo, eravamo…”

Ora chi siamo?

Senza paure

ti prenderò la mano

e cammineremo lontano.

Trasformerai campi aridi e gialli

in praterie verdi e profumate

e vedrai, si, che ogni alba ti accarezzerà il cuore

e che ogni tramonto ti allieterà l’animo.

Di notte non aver paura a chiudere gli occhi,

fuori è buio

ma ti stringo forte la mano,

lo senti il mio battito?

vedi, ora, fa meno male insieme.

We’ve all had our previous lives

somewhere

with someone else,

but here we are:

just memories in the people we left.

Nothing else in those places we do not belong.

 

And it is good to be here with you,

you just have to acknowledge, as I do,

that this is not our first life.

Non accendere la luce,

l’equilibrio dorme.

IL SOGNO DI AGNES

 Aiutami
 fanciulla
 in questa notte
 solitaria
 mentre varco
 la frontiera
 con la piccola Agnes
 addormentata
 sulla spalla.
 Ho visto
 il giovane uomo
 dagli occhi come il mare
 in autunno vagabondare
 e sconsolato perdersi
 tra le grigie  campagne
 del nord.
 Ho visto il biondo orfano
 strozzarsi con il sangue
 mentre baciava le ferite
 sulle bianche braccia
 dell’amata.
 Ho visto
 il figlio della tempesta
 che uccise il sentimento
 sdraiarsi devastato
 ai piedi del grande albero
 ed il cielo
 rotto dal suo grido disperato
 frantumarsi e cadere
 sulla sua povera testa.
 Ho visto
 Samael il negro
 piangere nel suo letto
 abbracciava una bottiglia
 pensando fosse il figlio
 o la sua puttana.
 Ho visto
 i grandi lupi svizzeri
 sbranare il bestiame straniero
 e ridere sguaiati
 con lo sguardo rivolto al cielo.
 Ho visto
 il cupo camminatore
 raggiungere l’orizzonte degli eventi
 ascoltare il free jazz
 e ritrovarsi a vomitare serpenti.
 Ho visto
 un bambino che sorrideva
 in una stanza d’ospedale
 e mille poeti maledetti
 piangere per il nulla cosmico adolescenziale.
 Ho visto
 figli odiare le proprie madri
 perché desideravano i loro seni
 e figlie odiare i padri
 perché desideravano i loro falli.
 Ho visto me stesso
 abbandonato tra le montagne
 cantare a gran fiato
 fino quasi a svenire :
“Aiutami
 fanciulla
 in questa notte
 solitaria
 mentre varco
 la frontiera
 con la piccola Agnes
 addormentata
 sulla spalla.”