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Sacro amore e luce di Venere

che libertà non illudi

avvolta dal mantello di Minerva,

per ogni gioia una giusta guerra.

Ovunque tormenti per la bellezza divina,

è inspiegabile ricerca

su ogni pezzo sacro

la sacralità continua dell’incestuoso universo,

infinito imprescindibile dei cicli cosparso.

Cercare e arrancare disperde

essendo un bandito,

brigante e ribelle,

trovo cicatrici sulla pelle

di gesti goffi e altri ignoti combattenti.

Dolce solitudine, compagna silenziosa,

aiutami ad aspettare.

Salgo me stesso,

ancora, centro e méta

di un cammino gagliardo,

goliardo, infingardo,

lungo tutto una vita,

trovando nel cielo notturno i tuoi petali

nell’aurora e nel crepuscolo i miei giorni,

come fiamma viva nel cuore,

ancora del desiderio tuo ardo.

 

VENDESI

Vendesi
monolocale discreto e tuttofornito
zona centralissima, quasi vitale,
ben collegata con periferia da
arterie principali
Molto ossigeno, aria tranquilla,
ultimamente pochissimo trafficata.
Quattro e più vani vuoti arredabili,
con camera da letto con letto
orrifico ormai abbandonato.
Cucina senza odori
con pentolame incluso e sedia
dove c’era prima lei seduta in mezzo.
Affaccio panoramico sul nulla
Pareti fragili
di sottilissimo muro.
Nessun vicino… nessuno…
Antro destro e sinistro compresi
nel prezzo modico
trattabile
simbolico.
No perditempo, imbroglione o
femmine fatali.

Per ulteriori dettagli
rianimatemi.

 

M.22

 

Drago, lingua di fuoco

parole veloci di tuono

contrasto roccioso

di grotte e dirupi

se non volo libero e cado

mi inerpico geloso, vile , contagioso.

 

Tra pozzi profondi collegati orizzontalmente,

è la mia mente

fossa comune di lettere

morte di speranza

in casa della comprensione,

e colate laviche di retorica

inceneriscono e fondono la logica

anche se

manco di niente, manco di tutto,

nell’assenza del giusto gusto.

 

E chiaramente odio ogni giorno,

ogni giorno senza te

che passa inesorabile

e finisce mutilato, dissanguato,

essiccato.

Eccone uno che termina ancora,

così mi accontento

di verità simili o simulate

sporcandomi in pozzanghere

su mafioso cemento.

 

Ti sogno saggia, nell’antica Roma

alle terme di Diocleziano

in un mondo chiaro e pagano,

gallerie e acquedotti di acqua pura

con scritte latine sotto statue dalla folta chioma;

riusciremo ad avviarci lontano

se infuocato senza lamento

servirò me stesso contento.

 

 

 

Risibile

Se prima sapevo gettare inchiostro sulla carta

adesso sono solo un pallido simulacro delle mie emozioni.

Ho il tuo corpo,

che mi tira a letto,

con veemenza,

come le gesta mitiche

dei personaggi  di cui lessi.

 

Forse l’ingegno serve,

forse no.

L’unica cosa che serve

è scappare da questo fragile alito di tempo

che strappa via la mia carne

dalla mia coscienza

e da ciò che dovrei

e vorrei fare.

 

Giudico immaturo questo mio scrivere,

pervicace cercare parole

pedisseque

da far seguire

ad un flusso di pensiero

risibile e minimo.

 

Sepolto e dimenticato.

Cerco l’uomo,

tra le correnti e i vortici

in me stesso, nel giorno,

attorno, nelle notti senza ritorno;

tra inseguimenti di prede e orde di cacciatori.

Nascosto nell’ombra,

scomparso o smarrito,

lo sento urlare,

accendere fuochi,

vedo le tracce della sua paura

sul sentiero degli Apache.

Mi assilla il motivo, forse perchè devo

lo seguo.

 

 

Ti sogno

al mattino ridente

mi accarezza ancora la tua ombra.

Sono sicuro

nuovamente tu,

chiudo fiducioso gli occhi,

e vedo il mio cuore proteggerti

da una mente traditrice e orgiastica

pronta a chiuderti in un cassetto.

E tu, ancora così lontana

cambi, e non so come.

Non so come potresti.

Non so se vorresti.

Sulla mia pelle ancora i segni dei brividi

lasciati anni fa

mentre questo pezzo di carne che pompa vita

è lambito,

morbide lingue di feroci chimere

assaggiano la fiducia

che provo nell’amore incondizionato,

per te.

E mi sento preda

 

 

ANCHE TU

Anche tu come noi sputo

sotterfugio atavico progresso e

democrazia.

 

Anche tu. Anche tu.

 

Anche tu come noi

studio, scale mobili metropolitane

sesso al lattice

e magnifico Jep in magnifica Roma.

 

Anche tu. Anche tu.

 

Anche tu come noi

a 20 anni Montez e interrail,

a 50 Spread, Dow Jones e busta-paga via mail.

Anche tu a 60 allettato morire

per cancro all’occhio caso mai

non vedesti Tu…

 

rantolo di volontà nato impiccato

ai ricevitori della SNAI,

anche Tu come noi

Morendo Vivrai

Le Gran Lux

Arriva,

dopo un pasto frenetico

la pausa digestiva e la vista confusa.

Quando passa l’amore epico

patetico, alla rinfusa.

Passeggiando tra i boschi e tra i mercati

dopo i rumori della paura.

Arriva dopo momenti confusi e pacati

persi nei colori dell’aurora scura.

Spremuta in ciò che si cerca, arriva

e senza chiedere nulla, smarriva.

Vuota e frustrante coscienza

vuota anima senza di essa

e femmina sola, piangesti parole liberali

riunite da una necessaria essenza,

in parabole universali,

dolenti umori di un’epoca non espressa.

 

 

Parole vuote al vento urlate

Parole vuote al vento urlate

di pazzo furioso matto quattro-dita alla stazione;


di avvocati in pigiama al cesso stesi per domani

prima udienza preliminare;


di studenti in crisi, ed esoneri parziali come

il latte in offerta a 12 crediti in cameretta universitaria;


di youtubers con le palle

e con le tette al vento a denunciar

il cavaliere e le sue malfatte.


Parole vuote

parole al vento urlate.

Vedo il verde dei tuoi occhi,

è medicina del mio spirito.

Gusto le fiamme delle tue labbra,

è il calore delle mie viscere.

Inebrio al tuo odore di dolce metallo,

è la grazia del mio essere.

E mi perdo toccando vellutatamente la tua pelle piena di lentiggini,

ognuna per ogni vita che ti ho desiderato.

Conoscerò te, guida e musa,

che sola hai la chiave per essere migliore?

O ripetutamente dovrò correre

sul sentiero che ancora, dopo troppo poco,

dopo ancora troppi pochi passi,

devo seguitare a calpestarne

le scoscese forme irregolari

in sinuosi passaggi

ad ogni minimo ostacolo

in montagne andine,

fino a trovar la radura ospitale del tuo fertile ventre?

Sfiderò il tempo, con ciò che non ho mai capito,

tollerando la sabbia negli occhi

di ogni giorno buttato su di me,

come se fosse stato inutile farlo.