Se un giovane cervo vede un cacciatore
Mai fuggirà da questi,
e incuriosito lo guarderà, tremando,
mentre questi prende la mira
e spara,
ferendolo al cuore.
Gli alberi piangeranno in quel momento,
foglie, d’oro come maschere mortuarie,
cadranno dal cielo,
ma sarà soltanto l’abbandono di un corvo dal nido.
Così l’uomo vive solo d’illusioni
E lascia libero il cervo, preso dalla colpa.
Così il cervo rimane carcassa,
abbandonata in un bosco desolato,
quando avrebbe potuto
scomparire insieme al dolore.
Il mondo impietoso lo lascia vivere,
lo avvolge, risana la sua ferita.
Resta la cicatrice e l’esperienza,
fuggire dal cacciatore, e nel caso cada per sua mano
volgere il capo, che gli occhi non si incrocino.
Alcun fulmine lo colpirà,
sarà perso in brevi passioni,
come scintille di una coperta.
Il terrore reggerà i suoi piedi,
fino a quando non saranno quelli a cedere al terrore.