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Alterni canti fermi

per stessa tessitura
a tessere lo spazio
dal battere del cuore
a scandirne il tempo

allegorie della Metafora
o strette feritoie
da cui è facile confondere
Metafora con Allegoria

di polifonie satura
di voci che
a malapena intuisco
intricate melodie

come coro sordo
a stringere le maglie
a suggerire motivi ricorrenti
alla fanfara della rettorica

abituano l’orecchio
al solo silenzio
etereo più di ogni retorica
eloquente più di ogni parola

Conosco i Versi, ora
gli unisoni, i contrasti
non conto ancora i dispersi
dispari, sortono dalle parole…

Pensieri a capofitto
– non c’è tempo per loro –

Sta a te
trarne capoversi.

Peso

I

Ultimo baluardo,
contro il moto infinito e contrario,
l’acquisire velocità e sostanza,
se non forma, nella testa,
se non senso, per il cuore,
di quel mio cuore grave,
di quella testa che crede,
cerca, e perde.
Persuade colui che un Maestro,
scrivendo di me,
ebbe a definire “sé stesso”.

“Così [l’uomo] si muove
a differenza delle cose diverse da lui
diverso egli stesso da sé stesso:
continuando nel tempo.”

II

Torna ad avere paura del buio,
affinché “le ore degli spaventi”
non siano “ridotte al sordo continuo
misurato dolore
che stilla sotto a tutte le cose.”
Torna a sognare,
da morto e da sveglio,
il peggior incubo vivente:
sei niente nel nulla.
Vivi “ogni attimo il dolore della morte”,
con serena impotenza socratica.
Ridi in faccia al “ghigno sarcastico”,
perché “la fantasia distruggerà il potere
e una risata vi seppellirà.”
Come in uno specchio l’infinito.
Persuadi “te stesso”,
oppure avrai obbedito,
seppur alla vita,
solo per ignorare la morte.

“Ma la sorda voce
dell’oscuro dolore non però tace,
e più volte essa domina
sola e terribile
nel pavido cuore degli uomini.”

III

Tutto dare e niente chiedere:
questo è il dovere
– dove sono i doveri e i diritti io non so.”

Creato il deserto,
sarai predone e oasi,
sete e viandante.
Sarai libero nella tempesta,
persuaso dal peso
di ogni singolo grano.
Sarai atto, attivo e attore,
e mai più spettatore.
“Non dar loro la vita illusoria
e i mezzi a che sempre ancora la chiedano,
ma dar loro la vita,
ora, qui, tutta,
perché non chiedano.”
Persuado, panico eremita,
eroe anacronistico,
maestro del “me stesso”,
critico, del peso delle cose mai persuaso.

(il virgolettato da La Persuasione, di Carlo Michelstaedter)

Costretti a fissare specchi
troppo luminosi per riflettere
il mistero degli occhi

troppo luminosi per far riflettere

troppo poco per specchiarvisi

La semina dei pretesti
frutti egoisti e prudenti.
Ricordi cacciatore?
Fruscio di chiome estive
e luce dal negativo del cielo.
Lo senti il peso della scelta?
Un mattino fresco di vento

Gli archi dei monti
e i fiati dei venti
suonano un’aria all’ora
pubblico i passanti

solista il Sole
le nuvole
ritmica nel cielo

a Fiesole
gli orizzonti
tendono al verticale
all’armonia del visibile

alla pace dell’invisibile

ma il piacere più grande
questa vecchia, bellissima puttana
te lo darà su uno dei suoi ponti
le spalle al Vecchio
fumando e guardando
oltre lei, i monti

Bukowski

A Firenze un giorno fa presto
a scivolare dietro i monti

a quel punto
potrai vedere

Bukowski
fuori, nel parcheggio dei taxi della stazione

parlare con un tossico
bere