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solo-sale

solo grigiore
solo incompiutezza
e parole non trovate

il tempo tiranno
non sarà mai
dalla nostra parte

niente medicazioni
sulle nostre ferite

sulle mie
solo sale

Senza sosta

Non smetterò, proseguo
senza sosta
perché non so fare altro.
Non smetterò, non ora
che ho capito come fare
ora che ho iniziato a capire.
Non sfuggo ai mesi
agli anni che statici
non cambiano
e non fanno cambiare.

Il cielo si è coperto
aspetto in ambascia
un’incerta pioggia,
intanto ti abbraccio
al di là del tempo e dello spazio
con tutto l’affetto e la stima e l’amore
che mi sono rimasti.

Il tempo

C’è chi lo usa per dimenticare
C’è chi lo usa per farsi del male
C’è chi lo usa per aggiustare
C’è chi lo usa per disfare
C’è chi lo usa per andare
C’è chi lo usa per ritornare
C’è chi lo fa fruttare
e chi solo lo sa sprecare,
chi piange
chi ascolta
chi trema
chi frena
chi svolta.
C’è chi, durante, non si dà pace
chi, invece, si rassegna e tace.
Chi nel mentre mangia
chi digiuna
chi risoluto beve
chi affranto fuma.

Non so bene quale sia
la maniera migliore
per impiegarlo,
di certo non fidatevi
di chi lo lascia passare,
chi ama si strugge
per farlo fermare.

Trista

Affogare
nella fredda acqua del fiume
Sbattere
la testa sui sassi acuminati
Colare
a picco bevendo la corrente

Trista
cosa provi mentre
senti i tuoi polmoni riempirsi
d’acqua e non d’amore

Non il dolore
Non l’abbandono
Non la solitudine

Ti ha ucciso l’impazienza

Parole

Dove vanno
dove fuggon le parole?
Nei tortuosi sentieri della mente
si perdono
e più non fan ritorno.

Dove vanno
dove fuggon le parole?
Nei remoti luoghi del cuore
si dissolvono
e più non si riformano.

Dove vanno
dove fuggon le parole?
Negli stretti passaggi delle membra
s’arrestano
e più non avanzano.

Dove vanno
dove fuggon le parole?
Si mimetizzano:
ombre nell’oscuro
luci nel chiarore.
Si confondono
ora che ti vedo e
l’occhio si fa mare
ora che la mano trema e
non tiene più una penna
ora che il genio è pronto, ma
i pensieri no

ora che ti ricordo

ora che ne ho bisogno.

Velleità

Tornata alle origini
è finita la catarsi.
Ho gettato gli orpelli.
le inutilità in pire
bruciata
rinsecchita
appassita
con tutte le velleità
che mi hanno
inaridita.

e se nemmeno
di fronte il mare
non riesco a dir
niente

entra nel mio solipsismo
vedrai
sarà tutto più semplice

disegno

mi disegno perché
posso scegliere i colori
o, di usare, solo
il bianco ed il nero.

Strenuo

Ripetere il suo nome
è per lei
la perfetta melodia che
guida una danza letale
verso l’abisso
e i più audaci chiamano
amore.

Lieve

Lieve fu
l’incontro
con le tue
morbide labbra
che tremanti
si contrassero
in un tenero bacio
riflesso di
pensieri sparsi
che a volte
fan fatica
a mostrarsi.

Pertanto assicurami
che come le mie
fredde mani
son sintomo di
grande ardore,
non siano le tue
calde, specchio di
un arido cuor.