parlami ti prego di droghe ermetiche sintetiche dico? nonono, ERMETICHE proprio! che poi l’ermeticità non è altro che una buona sintesi almeno nelle intenzioni di qualcuno, non credi? per me una buona sintesi per esempio di Mario Luzi è che era uno che ha votato DC.
B.21
AAA mi sto cercando ovunque. ho ho ho perso la mia identità liquida e colanteee! con tutti gli insulti gli armadi che ho visto e non sono diventata più alta nemmeno di 1 cm avrei dovuto imparare un lavoro; una città; un profumo; ma tanto se mi guardo non mi rimprovero eddai non ci arrivo a pulire sopra la libreria! se mi guardo ANZI me lo devo riconoscere: tic tac… in questi mesi ho fatto un sacco di progressi nel sorvolare agile le distanze che ormai non mi chiedo più nemmeno: nei vicoli di quale Città dovrò farmi i conti in tasca? finisco di fumare collassando sul tavolo. e intanto il tempo scorre: tic tac… mi sento come se stessi seguendo la mia vita dall’alto in una-specie-di matroneo (vago vestita verdenero) bona: diviene di botto interessantissima ma ma ma ma allora tutti i giorni mi tocca urlare alla me impantanata da basso di STARE ATTENTA AI DETTAGLI!!!!!!!!!!! finirò per convincermi. è questione di tempo: tic tac… mi sono persa in qualche brivido di quando hai fumato troppo e in fondo non credo tornerò per cena. mi sussurro tra l’orecchio e la spalla: «sono la sola a vederti quando non hai i capelli ricci» e …bum!: mi godo la solitudine esatta del mio spazzolino
Storia (a lietofine) di come grazie ad uno ed un unico rito piccolo-borghese improntato ad alimentare il moderno neocapitalismo e la società dei consumi (che sarebbe poi un rito borghese messo in pratica male ma con più patatine) sono riuscita a come dici tu superare la cosa
eppure nulla
è come entrare con te in una stanza
Devi uscire dal mio letto passandomi attraverso la punta delle dita (è questo il salto di qualità che ci si aspetta verso la fine di un amore); il materasso mi sta respirando! ha ascoltato tutte le scommesse; le conversazioni (la corporeità sopravvive alle relazioni ma per essere annusata tutta dal mio materasso, la corporeità, ¿supertaster olfattivo?). Paura di te (mi sei rimasto nel letto) effettivamente motivata, motivatamente effettuata (è fattuale) nel tuo stimolare in me pensieri e sogni: scivoli; t’aggrappi (mi manchi di quella mancanza distante che so di poter vivere anche senza di te); ti disegno farfalla ovvero ¡libero! di proiettarti su altri cieli: voli. mi lasci (sola, qui, nel letto) con la mia ansia d’altre mani, d’altri amori da far passare attraverso la punta delle dita (e da mettere sotto il naso ¿supertaster? di un materasso; il mio) barra mi lasci (sola, qui, nel letto) a farmi luce con la torcia del telefono (il nostro amore è la riga rimasta sul tavolo). tu fuggi dalla ricerca in cui t’ho chiuso (farfalla sul cuscino) finisce come dire che dal letto ci esco io (e faceva più freddo lì dentro che qui fuori!): la mia luce ti sfoglia bianca e tu farfalla stanca sai che è il momento di morire: /voli?/ ti mando un bacio
attendo (tue) notizie allora;
Cercare di conquistarti è un po’ come starsene con le gambe all’aria e tenere due tazzine di caffè appoggiate sulle suole delle scarpe. Sorprendersi e godersi l’equilibrio. Aspettare principalmente: aspettare il caffè rovente
dritto in faccia.
Viaggio in treno contraria al senso di marcia perché sempre, quando parto, guardo quello che sto lasciando prima ancora di guardare quello a cui sto andando in contro.
Ma senza rimpianti, Je ne regrette rien.
Petali bianchi entrano dal finestrino abbassato
e si suicidano sul blu del sedile.
Sapessi come è strano saperci nella stessa città per otto minuti,
se la coincidenza è in orario.
E tu neanche te ne accorgi.
Dio non fa i ponti, quelli tocca costruirli a noi uomini.
Cerco qualcosa da scriverti, ma le parole si perdono prima di giungere alle mani.
Sarà colpa degli scossoni del treno.
Dio non fa i ponti.
Forse, se ti scrivessi una frase così, detta un po’ come mi viene, potresti anche amarmi.
Ma io preferisco non rischiare:
tenere a debita distanza qualsiasi possibile amore.
***
Che sono più i fiori che porto addosso di quelli nell’Orto.
La colpa è solo di questo Aprile che non si trattiene dal sorgere sul tardi.
Ci frughiamo con gli occhi i sentimenti e i suoi silenzi
eloquenti mi adagiano sulle panchine.
Parla di tenerezze e cartoni animati: pezzi di un passato che ho dimenticato.
La vita si scioglie nel profumo dei gelsi.
E subito torna a farmi male lo stomaco
esattamente
nel punto in cui manchi.
Affogo sbronza la malinconia e mi scivola addosso il colore del cielo;
eppure, mi sembrava si fosse fermato sulla pelle il calore delle tue ginocchia.
Elefanti
Quando sarà posto troppo mare
fra occhi e labbra,
ci congiungerà la terra.
Comunicheremo come fanno gli elefanti
sentirò i leggeri passi tuoi in cucina
le impacciate mani tue sulla tastiera
a tempo i nostri cuori palpitanti.
Come animali grandi e gentili
vivremo di pulsazioni,
conoscerò le vibrazioni
che sul terreno riversa
ogni tuo più sordo sospiro.
Le parole saranno superate dagli istinti
e noi due elefanti
vivremo a piedi scalzi
senza sentirci bassi.
I miei sorrisi rosoni
posticci
su facciata romanica,
mani gotiche
le sue.
Je m’en vole
Je m’en vole
entre les gents à la gare
où je ne vous ai pas dit
Je t’aime
pour ne pas rater
le train.
Entre la hâte et le tapage
des passants
pas conscients,
Je te vole tes yeux.