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Germogli di Marzo

Mi sono legato alle persone sbagliate

Mi hanno inviluppato in una stretta morsa

Raggomitolato nelle mie intime convulsioni

Ho strappato la mia apparenza dal lembo di pelle che intrappolava la mia essenza

È fuggita, ora vola e va

E quasi non ho paura che si perda.

 

Sospende l’eterea sostanza
levata, sua, dall’eolo soffiante:

batuffolo sperso nell’áere,
caprìola leggiadro, riflesso d’opale.

 

Marzo di attese, delusioni e sorprese;

tra la fine e nuovi potenziali inizi mi perdo.

Lascio che i ricordi della città mi trascinino altrove, lentamente, silenziosamente.

Mi inebria il nostalgico odore dei luoghi, delle persone che ho incontrato, delle vite che ho sfiorato.

 

Ed è proprio in questo vortice di incontri,

che cerco la mia essenza.

Per ora questa ricerca rimane un cammino incessante,

alle volte perfino sfiancante.

 

Corre veloce l’abitudine

della quiete.

Accorri, o fuoco

dei grandi momenti.

Serve poesia,

ad attimi alterni,

per non tornare

dove tutto ritorna.