Skip to main content

Settembre

 

La strada deserta
Alle cinque del mattino
Prende vita con noi,
Il tempo è un tentacolo
Che ci avvicina,
Pisa scivola sotto le lenzuola
E noi dalle spallette
Siamo i panettieri
Dei sogni altrui.
Appendiamo baci
Come se fossero poesie,
La città ha occhi
Che leggono i dettagli
Che non sappiamo spiegare
E la guerra nella mia testa
Si prende una pausa
Dalle mie ossessioni.
Straniero, passi per restare?
Sei di terra o di mare?
O di terra sul mare
O mare sulla terra?
Sabbia.
Mani e morsi agli incroci,
Scavano radici
Come gli sguardi
Di chi prova a capirsi
Per la prima volta
E spia in punta di piedi
Segreti personali.
È naturale aver paura
Di cadere, sbagliare,
Correre troppo e scivolare.
Non so fare le discese,
Il fiato sale,
Le ginocchia tremano
Sopra ogni passo.
Scaldiamo settembre
che irrompe nei nostri vestiti
Leggeri,
Siamo soli stanotte,
Io, te e il faro
Sulla montagna.
Mi piace il silenzio
‘Circoscritto’
E tu parli troppo
Ed è la tua sincerità
Che mi culla,
Mi seduce
E un po’ mi spaventa.

Spezzato

Dalla mia maschera
I denti tremano,
Come il fuoco dei falò,
Come lo scoppiettare
Del legno che muore,
Salta, muore, salta,
Muore, salta, muore.
Muore.
Ho il mare negli occhi
Che mi brucia la vista,
Ora li chiudo, li chiudo,
Non riesco a vedere
La mia ombra,
È solo notte da giorni,
Non sento niente,
La macchinetta del caffè
Fa silenzio quando lavora,
La gente mente cammina
Non sbatte i piedi in terra,
Le macchine si accendono
Senza scoppi,
Gli uccellini
Non cantano più all’alba.
O forse sono solo diventata
Sorda.
Mi scivola il corpo
Di dosso,
Come gelatina,
Non mi riprendo più,
Aiuto,
Aiuto,
Aiuto,
Lanciatemi un salvagente,
Un appiglio,
Cancellatemi la memoria
E poi ridatemi
Una testa vuota
Da riempire.
Il mio intestino
È un ascensore
E il cibo
Sale, scende, sale,
Non ho fame,
Non ho fame,
Non ho fame.
Ho il cuore in gola
E la gola grattata
Da sigarette a metà,
Alcol e sabbia
Sotto le lenzuola,
Sopra le lenzuola,
No sotto, sopra, sotto, sopra.
Sopra,
Che fa caldo da morire
Ma io ho le mani fredde,
Mani fredde cuore caldo.
Ottima termoregolazione,
Camilla.
Sono un medico, è sangue,
Sono una poetessa, è emozione,
No, sangue, emozione,
Sangue, emozione,
Sangue, emozione,
Sangue.
Sangue.
Sangue.
Sangue.
Le mie dita spezzate
Non si muovono
Più,
Le mie gambe tremano,
Corrono,
Inciampano tra i rovi,
Ecco da dove vengono
Questi graffi.
Scappo lontano da qui,
Ma nessun posto è lontano
Da sé stessi.
I miei capelli bagnati
Sono salici piangenti,
È già finita la primavera
E a me manca l’aria,
L’odore dei tigli
Mi soffoca di dolcezza
E io mi blocco,
Immobile,
Sbiadita,
Come un quadro
Appassito al sole.
Divento una statua
Di vetro,
Perché mi posso rompere,
Sì, rompere, mi posso rompere,
Rompere per ricompormi
In una forma nuova,
Nuova, nuova, nuova.
Non sono più io,
Sono diversa,
La stessa, diversa, la stessa.
Diversa.
32 h di veglia
Si contano
Sulla punta dei miei sospiri,
Nessun respiro,
Solo una doccia fredda,
Ghiacciata
E il suo tocco
È come diecimila spilli
E io non riesco a piangere.
Piangi, bambina,
Piangi,
Non ce la faccio,
Piangi,
Non ce la faccio,
Piangi,
Non ce la faccio.
Di colpo
Divento analfabeta
E non so più parlare,
Di colpo
Divento muta
E non so più gridare.

Freno a mano

 

Disegno una linea su un poesia it
È il mio sorriso finto
Di questo caldo-freddo inverno.
Vorrei ubriacarmi
Di vita e futuri passati
Ma ho il freno a mano
E tiro, tiro,
Tiro su quel che prendo,
Come un pescatore,
E più tiro,
Più mi sento tirare giù.
Dal faro sul fiume
Ai fari sulla strada,
Pisa si divide a metà
Sotto i miei piedi
Da corsa,
Sotto le mie paure
Fragili.
Cammino e scrivo,
Scrivo e cammino,
Mi fermo,
Cammino,
Due bici mi superano.
Vado piano.
Sulle labbra ripeto parole
Non mie,
Imparo versi, versi diversi,
Diverse vite ciascuno,
Diversi ritmi,
Immobili.
Un anno fa bevevo
Un bicchiere di amaro
Con te
In una piazza sporca
Di vecchi giovani.
Vorrei spogliarmi
Sotto la luna,
Vorrei sbagliarmi,
Vorrei sognare
I sogni di Shakespeare
E scriverli diversi.
Aria fresca mi bacia le guance,
Mi passa attraverso,
È un po’ come fare
L’amore.
Lampioni impazziti
Dalla mia stanza vuota,
Piena di colori,
Sto sul balcone
Come Giulietta,
Musica triste accelerata
È la molla per inciampare
E non cadere.

Naufrago

Ieri notte
Avevi per occhi
Due cascate
Di silenzi fluidi,
Eravamo io, te
E il freddo di Berlino
Che ci era rimasto
Sulla punta dei piedi.
Mi spoglio davanti
A te,
Mi guardi
Come chi conosce
Ciò che vede
E scambi
Uno sbadiglio
Con una carezza.
Adoro il tuo modo
Di bussare
Prima di entrare
Nei miei pensieri,
La lampadina sul comodino
Ti illumina viso,
Ma le tue ombre
Non si spostano.
È il tuo profilo
Che parla per te,
Ha la stessa
Delicatezza di chi dorme.
Vuoi fermarti qui?
L’amore si fa
In due
Cento
Modi.
E dopo due
Cento
Passi
Per strade straniere,
Riconosco
I tuoi piedi
Rimasti indietro
Di poco.
Chissà cosa pensi
Quando ti chiudi
Nel tuo corpo
E mi lasci
Una mano,
Un braccio,
Una gamba,
E mi sorridi
Da lontano.
La bussola
Era impostata su centri
Alternativi,
Il nord era a sud
E l’est a ovest,
Ma non ci siamo
Fatti troppe domande.
E per sbaglio
Hai ordinato
Una birra analcolica al miele
A Berlino,
Ho pensato
Fosse la cosa
Più buffa del mondo.
Ci siamo baciati
Sotto le porte
della città babilonese,
I leoni ai sono sdraiati
Davanti i nostri sorrisi
Amore
Tienimi le mani
Che ho l’inverno
Attaccato alla giacca.
L’organo rimbomba
Sulle vetrate
Del tramonto,
Dei nostri calici
Di vino.
L’aereo che ci riporta
A casa
Vola sul mare,
Scrivo sulle tue labbra
Quelle tre parole,
Sette lettere,
Due spazi.
Credo che amare
Qualcuno
Sia quando
Ti basta guardarlo
Negli occhi
Per dimenticare
Chi sei
E dove ti trovi.
Dalla finestra
Cadeva la neve
E noi non lo sapevamo,
Noi eravamo al mare,
Sulla spiaggia,
Sotto palme verdi
A mangiare un burrito.
A volte
È come vederti
Per la prima volta,
Mi dai il tuo numero?
Sorrido,
Mi girerei ancora
A guardarti
Per strada,
Certo non ti scambierei
Per un tedesco,
Un irlandese forse
O forse un sognatore
Che è naufragato
Sulla terra,
Ma senza tatuaggi,
Nessun tatuaggio
Dici.
Sotto il cielo di Berlino
Ti amo
In silenzio,
Ma lo capisco
Qualche giorno dopo,
Quando ognuno
È solo
E i tuoi abbracci
Caldi
Mi mancano
Da morire
Sotto le coperte.

È strano sai

cadere dal cielo

senza paracadute,

buttarsi in mare aperto

senza salvagente.

È un rischio sopravvivere,

senza di te.

Non faccia a faccia,

ma poesia a poesia,

tutto è iniziato così

e tutto così finirà.

I gelsomini quest’anno

tardano,

nessuno li aspetta più,

c’eravamo solo noi.

La primavera muore

prematura,

perché è già maggio

e fuori (e dentro)

piove da giorni

che ho smesso di contare.

È bastato un attimo

a far crollare montagne

di bellezza e meraviglia,

passando per questa piazza

non vedo nessun miracolo

e vorrei solo buttarmi a terra

e strappare l’erba

come fossero capelli.

Abbiamo costruito castelli

abusivamente

sulle nostre spalle,

sulle nostre vite,

leggeri, appesi al cielo

con una gruccia,

siamo pessimi ingegneri,

è venuto tutto giù,

come la realtà più crudele,

schiacciando sogni

come fossero noccioline.

Non ho mai preteso

di possedere verità,

mi sono ritrovata sul ciglio

dei tuoi sguardi

diversamente,

io comandante e tu marinaio,

tu suonatore ed io nota,

io pittrice e tu colore,

tu poeta e io poesia,

io terra e tu mare,

tu salato e io petalo,

io fiamma e tu vento,

tu purificazione e io oracolo,

io alba e tu notte,

tu calore e io ghiaccio,

io orologio e tu nuvola,

tu sognatore e io sogno.

Non ho mai preteso

altro che non fosse amore

per amore

e ho trovato sabbia e povertà,

io attesa e tu silenzio,

io domanda e tu distacco,

io ricerca e tu fuga,

io richiesta e tu sordo,

io rabbia e tu pietrificazione,

io perdono e tu sbaglio,

io frana e tu pioggia,

io dolore e tu?

 

Se un poeta piange

non escono lacrime dai suoi occhi,

ma inchiostro,

se un poeta aspetta,

non escono silenzi dalle sue labbra,

ma inchiostro,

se un poeta ride

non esce felicità dai suoi pensieri,

ma inchiostro,

se un poeta sente rabbia,

non escono risse dalle sue mani,

ma inchiostro,

se un poeta sanguina,

non esce sangue dalle sue vene,

ma inchiostro,

se un poeta muore,

non esce anima dal suo corpo,

ma inchiostro.

Silenzio stampa

Silenzio stampa,
se vuole viene, dicono,
io aspetto
e ogni volta che viene
e torna
si rompe il sottile
equilibrio
tra il volerlo sempre
– coccolando ogni cosa di me-
e il bastarmi.
Piove cenere sui miei capelli,
quando la nebbia fuori
riempie le strade
e i ricordi d’aria,
solo un anno fa
conquistavamo la terra
delle mimose
insieme.
Ora alzo i ponti,
non può passare nessuno
se non sa arrampicarsi bene,
sono mura alte,
ci sono i soldati
col fucile in canna,
pronti a sparare
amore,
sono attenti ad ogni mossa
e così dannatamente vulnerabili,
ma loro lo sanno,
si tengono lontani apposta,
per non farsi vedere in faccia,
perché il “nemico” lo capirebbe
subito,
capirebbe che non aspettano altro
che qualcuno li assalga
e li baci


di nascosto.

Io : te

E se tra noi
tutto fosse nato
con uno starnuto, 
io e te
-ecciù-
e la polvere cade
dall’estate,
nella folle ricerca
di case vecchie e luminose,
in questa umida città
arancione,
dove dormiremo insieme
solo qualche notte.
E’ una vita d’arte,
quella della pittrice
e del musicista,
-io per te-
non regalarla a nessuno,
mi han detto
di scrivere sul tuo corpo,
con labbra semiaperte,
una poesia qualsiasi,
d’amore forse.
Io di te
conosco cose che tu non sai
eppure mi sfugge sempre
una briciola blu
e come cambia la marea,
quante corde ha un basso
o se mai ti piacerà un film.
Quando mi guardi,
con quegli occhi grandissimi
-io in te-
che risucchiano il mondo
intero
a cosa pensi, amore,
amore mio,
-senza mio-?
E mi meraviglio
di come tu abbia capito tutto
-o quasi-
ogni mio punto debole
e forte,
-segretamente io ti adoro-
e nessuno mai
ha saputo tagliarmi i capelli
e riempirmi di colori
-io da te-
così bene.
Abbiamo costruito un ponte
sull’Arno,
dal nulla,
vicino a una chiesetta
in ristrutturazione,
-io con te-
e abbiamo conquistato un castello,
facendo ridere i nostri nemici
e abbiamo piantato dei fiori,
tantissimi fiori e idee
e rovi di more,
per farci una marmellata
un po’ aspra,
-se vuoi-
rubando il tempo a tutto il resto.

Congedo

Risentirti è come invecchiare

di colpo

e rinascere giovane e belva

e scricchiolare al vento,

come una barca che affonda

in fiamme e sputa fumo,

il suo ultimo grido di vendetta.

La tua voce è la stridula melodia

che risveglia la danza frenetica

del serpente a sonagli

che ho in gola

e mi soffoca da secoli

assetato dei tuoi vili baci

e delle tue menzogne.

Risentirti è l’ultima sfida

e vorrei dannatamente sopraffarti

e incatenarti con la catene

che usavi per domarmi,

vorrei sfidarti e vincerti

dopo anni di silenzi,

rinunce, abbandoni,

perché ormai non ho più freni,

l’amore è come carta,

brucia

e quel che resta

è solo cenere.

Vo(g)liamo,

c(r)ediamo,

ancora.