Quando ti ho chiesto: “Perché sei tornato?”, mi hai risposto:
“Perché ci ho visti vecchi insieme, su questo divano”.
Oggi il divano c’è ancora, ha cambiato posizione ed è un poco consumato
da chi dopo di noi vi ha fatto l’ amore. Ma lui e la casa intera,
seppur mutati, seppur mutato, ti riconoscerebbero ancora.
Noi non esistiamo più, ma lì siamo fuori dal tempo e la tua voce
mi parla quando mi sdraio sul tuo lato del letto.
Ti vedo e vorrei farti cenno di salire, ché la macchinetta è pronta
per un altro caffè.
Meglio di no, ché là fuori il tempo esiste e severo ci impone
il silenzio.
Fuori piove. Ripenso a quel pomeriggio di dicembre di chissà
quanti anni fa in cui inconsapevole mi innamorai di te,
al chiostro di San Francesco, al lung’ Arno sotto la pioggia battente, a noi che
corriamo ridendo senza riparo, né dalla pioggia, né dal nostro
amore.
È stato bello avere vent’anni accanto a te