Di nuovo la mia musa
Stufa di essere muta
Nel cuore della notte
Prepotente mi tira l’orecchio
E mi trascina al foglio, alla penna
E impettita mi detta
Parole, virgole e pure
Gli spazi bianchi, impertinente
E puntigliosa com’è;
E mentre sussurra si emoziona,
E comincia a trasformarsi,
Si spoglia della sua solennità e d’un tratto
Sbarra gli occhi e si dimentica
Di prendere fiato,
E anzi accelera e si agita,
Le si accendono paonazze le gote,
Gesticola sempre più veloce
Con sguardo distante,
A tratti feroce
E quando perdo il tempo, rimango indietro
E sbaglio,
Si imbruttisce, scuote forte la testa
Corruccia la fronte, mi strappa il foglio,
E un po’ si offende anche,
Perché sono una stenografa inefficiente;
Ma imperterrita si riassetta, e poi ricomincia,
Indicando col dito i versi, guidando la mano sul foglio,
Scandendo bene e annuendo, col sorriso flebile di chi
Evidentemente è contento così.