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#101

Quando mi hai salutata
Hai scordato il tuo profumo
Sulla punta del mio naso
E tornando a casa in bici
C’era un vento forte
Che temevo me lo volesse rubare
E mischiarlo all’inverno

Arrivata l’ho trovato
Ancora appoggiato,
In precario equilibrio
E ho pensato che non mi dispiace
Affatto
Che quando mi baci
Me lo lasci lì
A farmi compagnia quando tu
Vai via

#80 Stenografia

Di nuovo la mia musa
Stufa di essere muta
Nel cuore della notte
Prepotente mi tira l’orecchio
E mi trascina al foglio, alla penna
E impettita mi detta
Parole, virgole e pure
Gli spazi bianchi, impertinente
E puntigliosa com’è;

E mentre sussurra si emoziona,
E comincia a trasformarsi,
Si spoglia della sua solennità e d’un tratto
Sbarra gli occhi e si dimentica
Di prendere fiato,
E anzi accelera e si agita,
Le si accendono paonazze le gote,
Gesticola sempre più veloce
Con sguardo distante,
A tratti feroce

E quando perdo il tempo, rimango indietro
E sbaglio,
Si imbruttisce, scuote forte la testa
Corruccia la fronte, mi strappa il foglio,
E un po’ si offende anche,
Perché sono una stenografa inefficiente;

Ma imperterrita si riassetta, e poi ricomincia,
Indicando col dito i versi, guidando la mano sul foglio,
Scandendo bene e annuendo, col sorriso flebile di chi
Evidentemente è contento così.

 

 

 

 

#100 Esequie

Ho visto la fragilità
Avanzare per la navata fredda
Con gambe sottili
Sorrette da altri
Col volto nascosto nel petto paterno

Ho visto la fragilità lasciarsi portare
E abbandonare su una panca di legno,
Una marionetta dai fili recisi
Come i fiori sulla bara

Ho visto la fragilità
Singhiozzare forte
Nelle spalle altrui
E nascondere gli occhi
Per non vedere

Ho visto la fragilità
Che pur ridotta in frammenti
Si rifiutava di diventare polvere

E quelle gambe secche
Sostenere il peso di un’assenza
E vincere comunque la gravità

E mentre i miei occhi vedevano tutto ciò
Ho sentito anche il mio cuore spezzarsi
E allora la fragilità
L’ho anche compresa

#99 A Malincuore

Scusi, dottore
Che me lo spiega,
Per favore,
Come funziona
L’amore?

Che non so a chi rivolgermi
Adesso che mi hanno spezzato
Il cuore

Ed è un peccato
Che io non abbia trovato
Nessun donatore

Pazienza, dottore
Vuol dire che vivrò
Senza l’amore,
Ma lo farò
(È giusto che si sappia)
A malincuore

#98.2 Novembre

Amori brevi
Lunghi un weekend
Speso a cercarti
Gli occhi da lontano
Speso a toccarci con lo sguardo
Anche se siamo distanti
A scattare foto per rubarti il sorriso
E poterlo trattenere con me
Qui
Per un po’
Soltanto per un altro po’
(Finché non ti dimentico)
Finché non dimentico
Anche te

Amori che non possono esistere
Se non in quella finestra temporale;
Affacciati dal bovindo salutano
Tu che passante li scorgi
E li ami
Anche se non li conosci,
Anche se non possono esistere;
Ma per quell’istante in cui gli occhi si toccano
E si baciano
E si accarezzano
E infine si salutano
Senza riuscire a spogliarsi,
Perché fa troppo freddo
Qui
Dove ci sono solo palpebre per ripararsi
E non ci sono braccia per stringersi,
Quegli amori esistono
Solo per voi due

Ma sei costretto a passare oltre
A distogliere lo sguardo
E di nuovo non esistono più
E ormai lei si è voltata
E se anche prendiamo un treno assieme
Poi ne prendiamo due diversi
E se anche ci abbracciamo
E i nostri occhi si sfiorano ancora
Di nuovo ci voltiamo

Ha un sapore amaro
Che riesce a scenderti
Piano in gola
Anche se non riesci a inghiottire
Il salutarsi in una stazione
Quando sai che non vi rivedrete
E che non cercherai più quegli occhi,
Ché se anche tu lo facessi
Non li troveresti;
E che il tempo è stato perduto
E che nulla è potuto nascere
Nella consapevolezza
Che il futuro lo avrebbe ucciso
E che comunque
Il tempo per venire al mondo
Non sarebbe stato sufficiente
Neanche per poter morire davvero

Nessun seme nasce
Se sulla terra
Non splende il sole

Tu ti sei voltata
E il tuo sole si è eclissato
Per sempre;
Il mio cielo
È infestato da spettri di stelle
Che non tramontano mai;
La mia terra è brulla

#98.1 Aprile

Amori brevi
Lunghi un weekend
Colti come margherite
E messi a seccare nei libri
Con la consapevolezza della fugacità inevitabile
Del loro fiorire

Sfiorisce e marcisce il sentimento
Per poi svanire
Così presto
Ma rimane appassito il ricordo dell’emozione
Se lo sai conservare
Tra le pagine spiegazzate
Del tuo piccolo cuore

E torna un debole sorriso all’idea
Che forse
Se non ci fosse stato un mare nel mezzo
Forse allora
Non sarebbe appassito

#97

Quando mi parlavi
Dell’oppio con Miriam
Ancora non avevo
Paura di te

Ma poi
Continuavi a chiamarmi
E dio solo sa
(Ma tu no)
Quanto odio le telefonate

E quando mi hai offerto
Un ripiano nel tuo bagno
E hai incorniciato
Una nostra foto nella tua cucina
Allora sono scappata
Perché a quanto pare
Quando qualcuno mi vuole bene
È l’unica cosa che so fare

Ma quella a cui ti aggrappavi
Non ero io
Aveva lo stesso viso
E la stessa blesità
Gli stessi calli sulle mani
E la stessa bici
Gli stessi occhi
E le stesse cicatrici
Ma non ero io
Eri tu
Che mi avevi cucito
Un amore orfano
Sulle labbra
Senza neanche conoscermi
Per davvero

#95 Iridi Ebano

Rupe tarpea da cui gettarsi
Con ali di piume baci e cera

#94 PROMEMORIA

Distratta deriva di ricordi
Devia la rotta
Per incagliare lo scafo
Nelle tue secche sabbiose
Per naufragare di nuovo
Sui tuoi scogli aspri
E aprire i miei palmi
Sulle tue creste aguzze

E subitaneo giunge
Il dolceamaro ricordo
Del perché io navighi la solitudine
Aperta e sconfinata,
Del perché io vaghi
Lontano dagli orizzonti,
Dalle tue eburnee coste
Desolate

#93 Epilogo

Si vive
Di giorni infiniti e insignificanti
Di istanti abbaglianti
Di vaghi presentimenti
E di amori spenti
Di cecità e malinconia
E di lacerante gelosia

Si vive
Di nostalgia latente
Che riaffiora come putrescente
Cadavere gonfio di mare
Per rimbombare
Forte nel petto scarno
Scavato da solitudine ed iridi scure

Si vive
Di vacuità e d’insensatezza
E di profonda e spaesata tristezza
E di ricerca ossessiva e di deriva mentale
E di sentimenti confusi di cui sfuggono
Significato origine ed essenza
E di vita fatta assenza
E morte fatta presenza

Si vive
Di salti alle conclusioni
E salti nel vuoto
Di decriptazioni e occultazioni
Di freddo dolore e acquazzoni
Di sguardi persi come chiavi
Che prima o poi ritrovi
Ma nelle tasche di altri pantaloni
E negli occhi di altri cercatori
Sguardi annegati nel cuore, sguardi annebbiati
Che riaffiorano grigi
Per causare palpitazioni
E riaprire cicatrici

Si vive di poco
Di ricordi e speranze
E di cose
Che comunque, alla fine,
Non erano nostre