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Il latte

Capezzoli screpolati,
Il pianto di un bambino
Affamato
Che ti afferra i seni turgidi
E succhia forte.
Un rivolo di latte biancastro
Cade
Dalla tua carne macellata
Da quei dentini
che hanno appena finito
di bucare le gengive.
Il latte è
Egoista privilegio
Del non sapere ancora
che il tuo corpo è merce,
Che avrai fame,
Che forse elemosinerai amore,
Che un giovedì che piove
Succhierai le tette
A una puttana
Con gli occhi chiusi,
Con un rivolo di saliva
biancastra
Che ti cola dalla bocca
Sanguinante
Fingendo di non sapere
Che il tuo corpo è merce.
Avrai fame
E nessun capezzolo screpolato
A cui aggrapparti.
Ti rimangono buchi da riempire,
Organi da vendere,
Baci che manderai,
Silenziosamente disgustati,
Con gli occhi chiusi
Fingendo di non sapere
Che il tuo corpo è marcio,
Che il tuo corpo è merce.

 

La pelle del cielo

Sto marcendo
Dentro il mio involucro di pelle
Sottile
come la polvere che respiro
Un pulviscolo
che sta sulla bocca di tutti
come una voce di paese,
Una voce velenosa
Vox populi vox dei
dicevano
Allora Dio ci sta amazzando tutti.
A Torino il cielo non esiste.
Sento addosso
Il peso di una morte impalpabile.
È aria
Sta marcendo,
Dentro il suo involucro di stelle.

Problema di igiene etico

Perché ogni volta che me ne lavo le mani
Mi si sporca la coscienza?

Mi fa male vederti in una foto
Con un gelato in mano
Con una maglietta
che non sapevo avessi comprato
Che ci hai sempre tenuto da morire
Alle tue magliette
Che sembri felice
Più di quando eri con me
E non mi chiami
Per dirmi che sei felice.
Volevo solo non essere
Un mozzicone della tua anima
Spento sotto le tue vans preferite
Che magari non sono più preferite
Perché io non so più niente di te
E se tu non vuoi esistere
Nella mia vita
Va bene ugualmente
Ma potresti farlo
Con i vestiti che conosco
Per lasciarmi almeno l’ illusione
Di saper vivere ancora
E farmi male un altro po’.
Mi hai insegnato
Che si può sanguinare
piano,
Ma non sulle tue magliette.