Skip to main content

Senza troppe aspettative

Viaggiamo tra universi
paralleli.
Serve
un’astronave
che ci faccia
dimenticare
errori per
poter sbagliare
ancora.
Ma in mondi
dove è sempre sereno,
sopra noi,
in noi.
Sarei, però,
alieno.
Troppo anche
in un
altro universo.
Voglio una
notte eterna.
Momento di
attesa,
aspettative
ancor aspettate.
Desideri vissuti
senza ritorno.
Verrai con
me, sotto a una
notte stellata
che durauna
vita?
Ma tu
vai a letto
presto.
Non vedi
i colori
se è buio.
Ascolti poesie
come favole,
non ascolti
le stelle,
che parlano
agli ingenui.
Cambiamo universo:
andiamo
dove luce
e ombra
s’abbracciano
con pudore.
Incontriamoci
dove tutto
arriva,
dove tutto
inizia.

Aspettami,
arriverò
assieme all’ultima
luce
dei bei momenti,
quando il buio
copre tutto.
Forse tarderò.
Forse sarò
in un altro universo,
dove non ci vedremo.
Dove cercherò
pensieri non sprecati.

Quando esco di casa,
a volte,
aspetto.
Prendo le
misure
di quello che
non vedo.
Cammino,
mi fermo.
Piroetta,
cambio luce.
Disegno una
lemniscata di
passi da bambino.
Che si stupisce
di una foglia
quando cambia colore.
E di come
sia bello
il tempo
quando è vissuto.

Alcolica attesa
soluzione chimica.
Scioglie castelli
in aria.
Disinfetta ferite
delle disattese
in domeniche
d’inverno.
Sempre vestite
di futili speranze.
Futili come le more.

Nondimeno
aggiunte al sempre
odierno lamento.
Che tace sol
a chi sente.
Lamina ghiacciata
di falsa estasi
articolata.
Non giova
rigida direzione.

Germogli di Marzo

Mi sono legato alle persone sbagliate

Mi hanno inviluppato in una stretta morsa

Raggomitolato nelle mie intime convulsioni

Ho strappato la mia apparenza dal lembo di pelle che intrappolava la mia essenza

È fuggita, ora vola e va

E quasi non ho paura che si perda.

 

Sospende l’eterea sostanza
levata, sua, dall’eolo soffiante:

batuffolo sperso nell’áere,
caprìola leggiadro, riflesso d’opale.

 

Marzo di attese, delusioni e sorprese;

tra la fine e nuovi potenziali inizi mi perdo.

Lascio che i ricordi della città mi trascinino altrove, lentamente, silenziosamente.

Mi inebria il nostalgico odore dei luoghi, delle persone che ho incontrato, delle vite che ho sfiorato.

 

Ed è proprio in questo vortice di incontri,

che cerco la mia essenza.

Per ora questa ricerca rimane un cammino incessante,

alle volte perfino sfiancante.

 

Corre veloce l’abitudine

della quiete.

Accorri, o fuoco

dei grandi momenti.

Serve poesia,

ad attimi alterni,

per non tornare

dove tutto ritorna.

E io verrò da te,
come se fosse ordinario.
E ti parlerò,
sappilo,
per metterti a tuo agio.
Ma se aspetterai,
la mia voce diventerà
più e più dolce.
Sarà poesia,
immagine sonora di
desiderio ricorrente.
Non ti stancherà,
anzi, sarà tua
gentil compagna
fino all’alba.
Quando ci accorgeremo
che la notte
nascose i colori.

Il tempo passa
come pioggia d’autunno.
Le occasioni scorrono
nel letto di un fiume in piena.

E resto qui,
seduto sull’asciutta riva,
guardando ogni singola goccia
passare davanti a me.
Forse per l’ultima volta.

Malinconia pungente,
è camminare nell’acqua gelida,
bendati e legati,
immersi in violenti sussurri.

Macchia i ricordi preziosi,
tingendoli di un grigio pesante.
Eppure basta un sorriso
per far luce sulla notte.

Eppure

Nulla riesce a darmi speranza
quanto la parola “eppure”.
Posta a metà frase,
tra il buio della realtà
e la luce della possibilità.

Daltonismo dei sentimenti,
che non rivela le intenzioni.
Difficile è il distinguo delle
sfumature che ci rendono
opere d’arte, uniche e
amabili.
Amanti veloci.
Ognuno è a noi copia di
un grigio stereotipo.
Siamo tutti nel pensiero
daltonici.