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VII.

Non sono degno

perché incatenato,

dipendente,

come della terra il legno.

 

Trito il dente

che la tua lingua sfiorerebbe

desideroso

di inebriarsi

del frutto divino

che arso dal vino

in esso si rivolterebbe.

 

Perdona lo sciocco

che freme

e sangue teme

di rimorso.

 

VI.

Equilibrio nel caos

Tra amori e pulsioni

Guardarti e non perire

Perdermi e non ghermire

 

Legati d’amore il tempo

Vecchio e scisso presente

Fuoco

Oppressore della mia scintilla

 

Vivere e non morire

Morire e non vivere

Darti gioia

e mai torpore.

 

Vorrei amare

E non ferire.

Baci senza sale

Di lacrime lontane

 

Vorrei morire

E non ferire

Vivere e non tradire

Amarti e

non amarti.

 

Tutto questo vorrei.

V.

Come si può

voler edificare

una

dimora

in questa società

in cui è

un deviato

a dirvi che occorre sedizione?

IV.

Segnato

Abbandonato,

Forte

Di creder nella sorte.

È la solitudine

Della notte

Che mi rende incline

A ceder alla morte.

III.

Or or’ che taci

mancano i tuoi occhi nella notte

e i tuoi baci 

come lotte.

I colori cremisi 

dell’alba bolognese

accolgono la crisi.

Ormai anime tese

tra i silenzi infiniti

dei nostri amori falliti.

II.

Esisto

anche senza

il tuo sospiro

il tuo passo fermo

il tuo sguardo su questo muro

la tua ombra sui miei versi.

Esisto.

I.

Lurida

Celeste

Che accarezzi le trame

Di un amore altrui.

Vieta il vuoto

Mio osservare

Fisso sulla voglia

Nel fiordo di lacrime

Entro il tuo seno.

Ti ho fatta sudare e

Ho visto i mostri

Tra i miei ricordi

E i tuoi discorsi.

Mordimi.

Riprendimi dal profumo di bicarbonato

Nutriamoci dei tarli del mio cuore,

Che niente,

Le cene sono amare

E il sapore mi

Fa tremare.