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Cara M.105

Mi sembra ieri
tu, io e i treni
scie pigre nelle notti
in cui tutti i gradini ci andavano bene.
Avevi una borsa di tela
la tua solita collana
e poesia ti colava dalle dita
come resina d’Oriente.

▂ crack ▂

Hanno sceso non dandosi il braccio
un milione di scale
senza guardarsi né parlare
per salutarsi, soli, a un bivio
con un rapido cenno del capo.

Torna indietro, lui,
e non lo dice: tace.
Ma il suo cuore – crack.

Ramiro

Tu dici di non avere niente di straordinario
ma quando ridi
agli assassini sfuggono
i coltelli di mano
i gatti smarriti
ritrovano casa
le gocce cadono
senza che i vasi trabocchino
e dal terriccio in cui da bambina
seppellii un merlo
germogliano fiori
spontanei di macchia.

T’imbrattano la fronte difetti
come capoversi scritti
da una vita che si diletta
a rovesciare calamai aperti.

 

Δάφνη

Sceglierai me tra tutti i fiori
perché mi schiudo
al calar del sole,
profumo di grafite
sussurri all’orecchio
e risate sull’orlo
di un precipizio.
Mi confondo tra i muri sporchi di un vicolo
tipico di ciò che è raro
non farsi trovare.

Ma alla fine
sceglierai me tra tutti i fiori.
Scendi nelle viscere di questa
squallida città
e vienimi a cogliere al tramonto
in una strada di periferia.

Venus of the suburbs

Doors open wide
in her deep blue eyes
dashing into thoughts
and words
and noiseless worlds
where nobody’s allowed in.
Like a lotus in the mud
she wears her gloom and glides away
before the first light of the day
leaks through the blinds of the window.
She sets off to her
underpaid job,
she’s a poesia-rock heroine,
and morning puddles steal
her faint smiles –

[ the way she survives
they love it ].

Morirò come Li Bai

Alla luna.

Mi incanto a osservarti
dalla finestra:
sembri una principessa di Vuoto adorna
il volto a tratti
offuscato da un’ombra.
Bellissima, sì, ma
troppo triste.
Ti lacera il dubbio
per due pretendenti
e nel frattempo
immobile
d’indecisione splendi.

E te ne stai lì
fredda e confusa.
Eterna…
Ma non lo sai? L’eternità non esiste.
Non c’è che quest’attimo
che io non so cogliere.
Quest’attimo che io non vedo,
che io –

– Che io non trovo mai niente che mi assomigli.
Che ho sempre le mani
piene di sbagli
e gli occhi smarriti
in un mare di stelle.
Io che sono pallida,
pallida e sola
come la luna.

 

«Titania»

Ha una corona di fiori e sogni,
la Regina delle Fate,
e pelle di corteccia dura.
Nelle sue vene scorrono
linfa dolce e torrenti
di parole che solo gli alberi sembrano capire.

Dura appena una notte,
l’incantesimo di Titania,
ma in fondo è meglio così:
si innamora sempre dell’uomo sbagliato.
Se ne accorge solo quando lui
dovrebbe scivolarle dentro
e invece
le scivola addosso
come il più anonimo degli sconosciuti
e l’unico attrito percepito
è quello del cuore che scalpita
per risalirle la gola e farsi
sputare via.

E si sente così squallida, Titania,
che, al mattino,
pure i sogni sulla sua corona
le paiono
appassiti.

L’uragano in bottiglia

Ti ho regalato
un uragano in bottiglia:
tu hai tolto il tappo e ora guarda!
Le nostre anime
a soqquadro.

Futakuchi-onna

Deliziose le parole
che ti macchiano le labbra
e i tuoi pensieri dolceamari
che s’incatenan l’un con l’altro
come perle di collane nel forziere di un pirata.
Il tuo odore sa di rabbia,
mi fa fremer le narici,
mi fa ribollire il sangue
e non riesco a chiuder occhio!
Succulenta anche la gabbia
da cui non sai più come uscire:
le paure son lucchetti
per le sbarre dei ricordi.
E come faccio a non pensarci,
mi fa gola –
mi fai gola!
Ma d’altronde che vuoi farci?
Anch’io a volte mi innamoro.
Sono Futakuchi-onna:
con le labbra ti sorrido

e con la testa ti divoro.