Raccontami
quello che non c’è
tu sai la geometria
le giuste proporzioni
hai le seste negli occhi
sai gli angoli relativi
tra le cose vicine.
Pure i pesi intravedi
distingui le cose belle
da quelle che invece
paiono averne
solo l’aspetto
E.10
Alla fine arrivò il vento
a spazzarci via tra la sabbia
e le onde del mare
Parlami
delle cose che senti
perché tu sai la differenza
la linea sottile
tra quello che c’è
e quello che vedi
La crepa
o la piega
Deleuze
o quel che dir si voglia
fatto sta
d’esser sempre molteplici
perché il reale mai è uno
ma trino
se non di più
Ho corso lontano
tra folle ignote.
Nessun buongiorno
né abbracci
Dove sono stato,
un freddo che rattrappisce.
Sporco negli angoli.
Né coperte
o sorrisi la sera
Qui, in fondo
non potete arrivare.
Rimanete
su sentieri battuti,
vi dico:
è un bene
Ste parole scritte
che noi ci vediamo bene
di decodificare,
di farci nemmeno interpreti,
di porci al di là di loro,
s’appellano a sta benedetta capacità
che c’hanno queste insomma
di farsi capire d’uno sguardo,
fosse pure al primo, vergine e bianco.
Se solo la realtà,
c’avesse sta dote dentro:
di farsi intendere
a brucia pelo
Ti ricordi? Dimmi.
Ti ricordi nei sogni
tu ed io
quella coperta
piena d’umido
e a pregare sotto
di non riemergere
nella luce
C’hai il marchio
di chi tra tanti
passa inosservato.
Sei di nebbia
d’aria quindi
e d’altre cose leggere.
Ma tu dentro
c’hai una pesantezza
insostenibile
A me
quest’aria
mi fa di colpo tutto serio.
Densa nei polmoni
mi affoga riempiendoli
d’una malinconia strana,
mai però
nuova
Sul Viale degli Astronauti
a cavalcioni tra la terra e la luna,
con la macchina nelle mani
il vento contro e altre poche cose buone,
sto correndo a casa tua.
Notizie poche e confuse
ma corro veloce:
ho bisogno di salvarci.