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È nel legame che si crea libertà

Hai il sapore della sabbia umida in un’alba estiva

Mi perdo nei rivoli asciutti delle tue parole sorde

Soleggiata illusione

Sostare in pensieri sconnessi

dolcemente abbandonare i remi

tuffarsi in fuochi fatui

dell’umano dolore

Storia di un gamberetto che si guarda sempre allo specchio e di un’allodola che non riconosce il vetro.

Forse un giorno

ti girerai verso l’orizzonte

e vedrai il mio viso

sbattere contro la finestra.

Alla deriva

Soli e nudi avanziamo in una piscina di sterco.

Mi affondano i piedi nella merda.

Mi guardi e mi gridi di far attenzione alla cacca del cane che sto per pestare.

Ti prego, non tirare lo sciacquone!

Mi abbracci forte

il tuo corpo è talmente caldo

che mi sciolgo come ghiaccio al sole.

 

Gocciolo sul pavimento,

ti ho lasciato tutto bagnato.

 

Sbuffi

ti spogli e butti i vestiti nella lavatrice

ti asciughi frettolosamente con uno straccio

lo stesso che usi per assorbire la mia pozza d’acqua.

 

Non posso più tornare ghiaccio.

Sono solo umidità e tra poco scomparirò

ma riesco ancora a toccare la tua pelle

quando appanni il vetro della doccia

e ci disegni sopra una faccina triste.

Favola

C’era una volta una bambina dai capelli biondi. Guardava il cielo con stupore, chiedendosi come potesse unirsi a quei giochi di luce. Si sentiva molto vicina alla luna, quella luna così sola in un cielo così buio, che sapeva splendere solo alla luce di qualcun altro. Ma quando l’altro sorgeva, la nascondeva. Scompariva finché non calava di nuovo di notte, e nel nulla cosmico poteva splendere ancora. Decisa a raggiungere la luna, la bambina si arrampicò su una nuvola. La nuvola era così leggera che i suoi pensieri si misero a fluttuare intorno a lei, per poi cadere giù, giù, in forma di gocce d’acqua. Anche il corpo si squagliò nella condensa soffice. E poi, puff, un filo di vento la spinse via, via, fino a farla dissolvere. Ora della bambina non rimaneva più nulla, se non il ricordo delle gocce di pioggia sull’asfalto.

È un tempo vuoto

abbandona la carcassa del tuo corpo

ricongiungiti con l’universo

La tua coscienza è un gabbiano

vola via, tra nuvole di silenzio

Essere che non esiste

Vita che non è esistenza

 

Sei elemento

Avvinghiati al tempo,

origine del mondo,

custodisci una prova di esso dentro te

Sei tutto e non sei niente

 

Ha importanza il sentimento?

La ricerca della felicità

placida illusione necessaria

Silente, muovi in un percorso già scritto

Estraneo, non avverti

 

I sensi si accavallano, è unione e separazione

Il tempo parla, guida

Trasportati nella sua culla

Non esisti

Ora spogliami e ama

questo vulnerabile guscio vuoto di foglie morte

Lo osservi

Si allontana

come un fantasma senza toccare terra

Lo raggiungi e ti incanta

Un’opera senza autore

Un livido corpo senza espressione

Te ne impossessi

Lo consumi

ma non sarà mai tuo

Come una nuvola di fumo

Come un sole che tramonta

È in grado di toglierti il respiro

per poi svanire in un secondo

 

Ed ora spogliati

e osserva ciò che rimane

della passione

pura e indomabile passione

per una creatura irreale

 

Logora la sconfitta di un sentimento perso