Scorci bianchi e verdi
tagliati dal vento
nero tutto intorno
bruciato nel tempo
G.121
Neo
Ancora quel vizio
di dare forma a versi che lascino spazio
a fantasie sognanti di estati distanti
e ad istanti incapaci di sogni latenti
Ancora quel vizio
di voler scrivere poesie senza parole
e spalmarle su muri che bacino occhi
assetati di ombre o di un grammo di amore
Eppure sei tu
eppure siam noi
con due vite prestate a empatie mai create
con un rivolo nero di denso tabacco
ed un singolo neo, appoggiato lì accanto
Melograno
Stagione d’autunno
rosso d’intorno
fuoco di vino
e spirito ramingo
non resta che cantare
al soffio del maestrale
non restan che due mani
a non volersi trattenere
a cercarsi in una sera
per sfiorarsi luccicanti
e un melograno
lì
buttato
Viali nel ’20
Non cercare la sillaba
nei sogni latenti
di parole sbiadite
o di viali adombrati
son le strade svuotate
di persone e passioni
a parlarti da sole:
eran solo illusioni
Roma (“Le città visibili” #8)
Di certo nun so’ er Trilussa
e se proprio devo pensacce bene
manco so’ romano
eppure Roma m’appartiene
L’inchino del girasole
Tramonti di sale
ebbri di vita
in un seme la speranza
di ascesi infinita
Lei, lui, Bucinella
Carezze improvvisate
in stagioni gelate
verosimilmente
felicità
Madonna nera
Il seno tuo che allatta
un bimbo per la strada;
una goccia di vita
regalata alla pianura
Pesca
Tramonta il sole sulla tua pelle
lasciando ombre che sanno di stelle;
non è più il tempo del nettare
da succhiare con cura:
oggi è il ricordo
il sapore tuo più dolce
Ma mentre tutto secca
e prende piede l’inverno
germoglia tacitamente il seme
di tutte le estati che verranno;
è un sussurro di sogni
echeggianti lontano
Con l’oceano in mezzo
Cosa vuoi che siano
aerei, oceani e distanze
quando sono le anime
che vibrano in danze?