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Io ci litigo
Coi bottoni
Perchè vorrei la tua carne adesso
Nuda
E non so concentrarmi.
C’ho astio
Coi bottoni
Perchè loro servono a celare
Mentre io
È tutta la vita
Che cerco di dischiudere:
Le labbra
I pensieri
Il tuo cuore.

Braccia abbandonate e labbra serrate
Ma tempi di occhi fissi ai tuoi,
Sorrisi che nascevano nel vederti per caso
Indossare le tue camicie
Girare per casa con i soli calzini
Tenpura, vino bianco e coltelli
Un tavolo e una finestra aperta sulla campagna di notte
Smarrirsi facilmente, farmaci, Disaronno e mare
L’odio e le sigarette
Mentimi
“È inaccettabile perderti”.
Tempi di sangue, lacrime e saliva
Pelle soffice e sospiri
Un corpo solo in due
Non manchi più.

Potessi spiegarti a parole
Ti scriverei in versi
E se non potessi
Tu te ne andresti?

Potessi davvero
Incastrare la mia testa al tuo petto
E incollare la tua mano al mio viso
Cos’altro potrei chiedere?
Forse un tuo sorriso.

Se solo ci riuscissi
Salirei sopra quel treno
E firmerei un contratto adesso
Per non perderti mai sul serio.

Fossi ancora su quel molo
Non mi leccherei via il sale
Perché il dolore lo ricordo
Come il taglio ombelicale.

Avrei voluto amarti.
Abbracciare i tuoi silenzi,
Tradurre le frasi sciocche.
Rendermi trasparente
Per leggerti come il braille,
Farti leggero
Soffiandoti sul cuore.
Avrei potuto amarti.
Ci penso più o meno
sempre
Quando non ti percepisco.
Eppure giaccio qui:
Un gomitolo di insofferenza.
Prendo fuoco se fai un cenno
Tu.

Che cosa rimane

E questa naturale propensione alle tragedie
Che ho impressa nel sangue
Questa passione smodata
Purchè siano vere
Purchè siano mie

E il pianto ne fa da condizione necessaria
Silloge e testimone immortale
Della mia solitudine.
Così se mi chiedi
Che cosa rimane
Non le poesie, non il mio amore
Solo acqua di mare.

Ti guardo bruciare
E il mondo intorno è buio,
I suoni ovattati:
Tutto si perde
Nella fiamma incandescente
Del tuo ricordo.

Più di ogni altra cosa mi manco.