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Apologia? Piu’ una poesia che lascia la bocca unta

Oh, Demetra,
suonami le campane
che e’ morto il gatto della signora Franca
di Covid-19.
L’ha preso perché
è attaccato al mondo delle cose
e in mezzo a quelle mi è scomparso.

Lo spieghi te il burn-out?

Rimbomba sul fondo della testa
la tua assenza
e niente è più sordo
se e, se, quando tutto fa eco e rimbomba
confusione.

La settimana piena.

Forse a malapena c’è più misterico
sana autentica nostalgia del vuoto
perché poco si scuce.
Tutto è solido di cemento armato.

I’m living on the sea (as well, but differently)

I’m living on the sea

but at a higher latitude

whispering  Elton’s songs.

I take care of my hedge

put my eyes on the  prisoner stretch of water

hidden. As of the light’s off,

the eyes out of the cage,

all the physical bodies faint

and everything’s lost,

all reestablished.

At higher latitudes

a whole day of dark

moves to a day of light.

 

Anch’io vivo sul mare

Vivo sul mare

anch’io

ma ad una latitudine più elevata

e sento i gabbiani garrire.

Sento il vento freddo urlare

e le finestre sbattere

e sento sbattere le imposte,

anche se vogliono dire la stessa cosa.

Vivo così in alto

che la luce la sera è diffusa

e pervade la casa

soffusa

(qui è venuta fuori una rima).

Vivo in alto, sul mare

e ho sempre sognato

guardare la gente

che cammina col cane.

Ieri è passato un ragazzo

col cappellino da marinaio, gli occhiali

il baffetto,  il cappotto lungo e i calzini gialli.

Sul fondo del viale

un uomo sprezzante ha una sedia

e un libro che legge col sigaro in mano.

La sera

il canale si invade

di joggers intutati

e altri e con equipaggiamenti eguali.

Ho sempre sognato abitare sul mare,

perché la gente passa e riparte.

Mi piace guardare dalla finestra,

ascoltare

e pensare

che se anche una sera dovessi morire,

magari qualcuno si potrebbe fermare.

C’è bisogno di più poesia

Amarsi nel bagno dell’autogrill

tra Roncobilaccio e Barberino

del Mugello

Amarsi con dolci parole francesi

enjambements

Amarsi con metri giambici

o con un kebab in un parco di periferia.

Amarsi, ricordando ogni giorno la parola cura

l’attenzione, i compleanni, le rughe d’espressione

amarsi, presentarsi e non ricordarsi il nome

disconoscersi

nel desiderio di sapere

ancora e ancora

e poi non ricordarsi come.

Amarsi, perdersi, ritrovarsi

Amori lontani, amici, commensali

poeti uniti nei sentimenti umani.

Frioul

Lynch

moquette grigia, scaffalature in legno

catalogazione programmatica di libri

Ebe trema.

Tra i manuali c’è un libro di interpretazione dei sogni,

molluschi e come cucinarli,

Zeno cerca risposte sfogliando libri

Svevo lo guarda voltandosi reiteratamente,

alternando tic nevrotici e sensi di colpa.

Fuori il ticchettio della pioggia

dentro la gola dei sensi di colpa

e la sorgente che sborda.

Da lì ho saputo assetarci,

da lì sederò le rivolte

ma sento sul diario l’acqua salire

la ricchezza che diventa rovina

la fonte vendetta.

Vedo la nave che si allontana dall’orizzonte di Marsiglia

quando sono seduto nei brividi del maestrale

e mi arrocco sui dirupi di Tiboulen.

Manuale di semantica di base

chiasmi, ossimori

campo della mia alienazione

metodica oscillazione del rimpianto

deragliamento programmato alla vanificazione.

Zeno impugna un testo di narrativa spagnola

Svevo lo osserva

Ebe bisbiglia coi suoi desideri.

Alla porta appare un venditore di fiori

tulipani asciutti sotto la pioggia

La canzone dell’amore perduto di Battiato

la corrente che attraversa la via

la fine che non passa.

 

 

 

 

Ascoltate il vostro silenzio

è l’eco del niente che siamo

Temibile è il tuo silenzio

grigio il ripetersi di ogni buongiorno la mattina,

grigi siete voi, verdi di bile alla gola

giudici pari, dispari e nulli

conoscitori minuziosi di ogni eccezione

vi perdete davanti all’imprevisto

alla stocastica, al calcolo non approssimabile

non improvvisate.

Tale è il disprezzo che ci riserviamo

quando ci odiamo ma lo diciamo piano

dietro e parliamo della musica cantautorale

davanti a quella che ascolta il reggaeton.

Professionisti incapaci di relazionare

schedari umani etichettatori anche della parola amare

ascoltate il vostro silenzio

i nostri finti affetti davanti a una birretta

non esiste modello di oscillatore che sappia riprodurre

la frequenza rilevata se sai ascoltare un cuore.

pagina di libro strappata da N.42, caviardage

salotti

Trepliòv

conducono in stanze interne

porta a vetri che dà sul terrazzo.

una scrivania

alla porta di sinistra un divano turco,

sulle sedie a petrolio.

Sotto un paralume

lo stormire degli alberi.

Il guardiano batte col bastone.

sta lì nudo

il sipario sbatte per il vento

mi è parso che qualcuno piangesse

1 trascorrono due anni

Manifesto ipocrita: un dialogo tra turchi in Pamuk

Leggo, qui e altrove, inutili poesie. Non che siano inutili: le stimo e apprezzo come piccole rappresentanti di un grande genere artistico. Sono inutilmente dense, melense, noiose, banali a tal punto da rattristare. Non è di quello che siete stati, dell’ardore dei vostri sentimenti, del dove vi vorreste sbattere che freme parlare; belle poesie ma inutili. Sarebbe meglio, secondo il mio parere misero e singolare, che piuttosto che di amori dozzinali si parlasse del sentimento, proprio dei poeti, dell’universale.

-Non ho potuto riconoscere nessuno

-Sembrava molto onesto e sincero. Pensavo che avrebbe vissuto cent’anni.

-Ognuno vorrebbe la felicità della propria sorella

-I tedeschi non hanno nomi di cinema come Alhambra, Sogno, Majestic?

-Spesso essere turchi diventa una scusa o un pretesto per qualche cattiveria.

-Perché?

Lo sai anche tu.

Trainqta

Once,

I was on a train

a long coach

now in the morning.

This train was bright

thanks to the incoming light

from all the windows.

One was able to be opened

the following one not the same.

And among people every seat 

every blue velvet of the seat 

was shining by its own. 

But isn’t it all plastic?

Isn’t this train going too fast?