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Il colore della cravatta

L’essere umano desidera sempre quello che non ha

mi disse un fascinatore

un artista dell’immagine che lavora sulle insicurezze altrui.

Guardati allo specchio

cosa ti sembra

il modo in cui ti vedono gli altri?

Me lo chiedo tutte le mattine

quando sono solo e nessuno mi vede

la sera a letto

prima di chiudere gli occhi

me lo chiedo tanto che ho iniziato a leggere libri

a leggere sempre per distrarmi, per non pensarci.

Quando mi sveglio penso a quello che vedono gli altri:

e parlo di quello che viene da dentro, del mio essere

perché non mi sono mai curato dell’immagine.

Ho iniziato  a mettere camicie, a farmi tagliare i capelli con cura nei dettagli

per la paura che liberato

quello che c’è, dentro

sia quasi meglio che mi guardino il colore della cravatta

sia anche mal abbinato.

Tu amb nosaltres, una nit

Començar amb una paròdia de feixisme

acabar amb una paròdia de les llengües

un dia

de fúria

irreverent.

 

Amb tu,

comença l’espectacle

fem-ho!

Sin miedo

hemos hablado en seguida

por la noche

preguntando a nuestros ojos

buscandote en los tuyos.

Tenía ganas de escribir nuevas hojas

de no darme cuenta de la mano pesada

de los piensamientos

de la sabiduría de sus presencia.

Hemos hablado por la noche

tu durmiendo

tus miedos y yo

de lo que pasará

de lo que quiero que sean

ausentes

utilizando el usted

con rispecto, por mi parte

con la gana de conocerlos

de conocerte.

Que esta gana vaya a conducirnos

sin miedo.

To me, remember me about it (trad. A.142)

I don’t remember your name,

I don’t remember your words,
which was the thread leading us.
I retrace moments counting the scars,
trying to take away the haze
of pictures wanted too opaque.
We have never ever been ours,
you haven’t even belonged to yourself
enjoying yourself in getting lost
giving yourself away to appearances, to fads,
to screams and to the weight of words.
I presumed to attempt,
to try to taste what was the whole of all this
and my hands held other smoke.
But This was everything.
Way too much or not even enough,
I turned around,
your hand falling from the shoulder
the gasp less heavy.

Ti ho rivisto a una festa ed ho inghiottito veleno

Ti ho rivisto a una festa

ed ho inghiottito veleno

mi hai dato un saluto distante

frasi di circostanza.

Sai bene che ho rifatto lo stesso errore

che dieci passi sanno di due

che l’aria chiusa è la stessa.

A lungo si mantengono calde le speranze

spesso costruite nell’ottemperanza al vizio

con relazioni bruciate come fiammiferi

fredde comete delle proprie aspettative.

Ho sbagliato un’altra volta

eccomi solo, idiota ambasciatore di tante belle parole

come quando le trattative le facevo con te

e lo sai, e niente veramente è cambiato.

Sai quanto trovo facile raccontare le mie paure

e quanto in realtà ne stia scappando

e che la forza di cui parlo e do prova

è un palo  di legno marcio dentro.

Forse lo sa già,

ne sta scappando:

in fondo è troppo prevedibile la strategia

e l’isolamento mi rende ovvio, banale, spaventoso.

Vedi, lui non la sa

la mia differenza tra sfuggire

e paura di giocare

e si dice troppo certo

quasi da restarne sorpreso.

Mi ha fatto piacere rivederti,

(qui, per ora)

buona serata.

 

 

 

Ho vinto la guerra (Un chien catalan)

Ho vinto la guerra

stavolta

in un bar,

su una strada secondaria,

di passaggio per molti,

più di bevute o svago.

Di rado vengo per questo calle,

di rado ma con piacere

mi perdo nei fiori sui tavoli,

mi piace il cameriere che se ne prende cura,

mi piace che non ascolta,

non scruta,

accarezza i fiori, le erbe ornamentali.

Mi piace la musica

che smetto di ascoltare,

la gente che passa e che cambia,

mi piace il tiramisù casereccio.

Ho vinto la guerra stavolta

dalle mie sconfitte,

vestito di gusto, nel garbo sociale

ma bruciato dentro

distrutto.

L’ho vinta coi fiori,

con le cure

con la calendula officinalis, l’odore

ci ho vinto la guerra

quando sei passato

quando non te ne sei mai andata

con te che ti sei allontanato senza partire;

con voi ho vinto la mia guerra

da voi in fuga, in tensione

in viaggio lontano

dalla destinazione

fermo coi fiori

e chi passa

con me stesso

Eccomi

diverso

io

Adesso

e ho capito,

Francesco,

che nell’irrazionale palazzo della perfezione

Eterno

sul trono del Nulla

sereno

Visione.

Un topo e gli elefanti

Silia senza Guido
E Leone a stringere tra le mani
mezz’ora al giorno delle tante sudate macerie.

Fossero parti consapevoli
le pedine senza re che vanno dal salumiere
che si rintanano in canti, preghiere
e qualche gioco di costume.
Diverso anche il costume
per l’epoca
ma stesso tanfo borghese
buon ricevimento
pizzata
apericena.
A parte:

[desidererebbe uscire di scena ma è trattenuto dalla buona educazione che impone di aspettare il termine del pasto]

La fuga, avventori,
non è una soluzione all’intreccio
ma conoscendo il copione
ci scappa
la pausa

e un vino dietro le quinte.

Aristotele nell’era delle smart tv

Risparmiati la ragione sociale

nudo ti vedo

superbo

politico animale.

Un altro Natale

È di me con te che parlo

di tutto quello che non ho fatto

e di tutto quello che mi vanto di sapere.

Solo una cosa dimmi

che non so e da anni non riesco a capire:

dimmi se ti sei ritrovato,

se hai mai smesso di provarci

o se hai la forza di cercarti ancora.

Lapsus

A voi,

a voialtri,

seduti davanti a me.

 

Dai tuoi occhi castani, Irene,

sono sempre stato dipendente

ci ho sempre rivisto la persona che eri

ma non vedevo abbastanza me stesso.

 

A te, senza nome ancora,

erede ex voto della cartella esattoriale,

a te voglio chiedere che colore hanno i tuoi, di occhi

cosa pensi se ti svegli di notte

come ti senti quando chiudi le palpebre.

 

Chiacchierate, di cose vere,

l’uno e l’altra

senza bisogno di aggiungere gesti

persi nelle reciproche iridi

piano piano

aspettate.

 

Voialtri,

voi potete aspettare

la scadenza vostra è lontana

la mia già dichiarata e forse prevista.

 

Ma la sedia in fronte a me è ancora vuota

le campane suonano ormai l’ora

(gli Allori bastardi

si susseguono

con nomi diversi)

e se ci siete

se volete aspettare in silenzio che tutto passi

proverei volentieri a osservarvi.

 

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