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Quella cornamusa chiamata Fegato

Un giorno si svegliò e si accorse
di avere il fegato colmo di libri
l’istinto gli disse di partire con l’orizzonte,
quel suo condannante tramonto e promesse.
Poi si rimise
pur avendo sempre
il futuro colmo di orizzonti,
segnanti tramonti
e rampicanti promesse.

Per l’impero e per le massaie

L’indulgenza,
ebbene si sa
è sorriso e sacrificio
non ha sorte o padroni
condizione o tamponi
immacolati o ladroni
Il suo brevetto è la soglia
non è né voglia né persuasione
non è neanche un campione
Ha l’accento svelto
come l’aceto sul pavimento
Borbotta come un grillo
col martello e il sangue pesto
si alza per star al suolo
non si considera al lavoro
non si nutre di fame
è un pavone, ha le sue lame
t’inganna controvoglia
pecca di altruismo e boria
e ti insegna come finisce
la Storia

Sei più tu con i capelli raccolti in preghiera

Non intravvidi nessun sintomo di divisione
quando mi accorsi che la mattina poneva l’oro sulla tua bocca
addirittura notai la tua giacente impossibilità
data da stanchezza e mediocre, debole loquacità
Responsabile solo di noia sedimentata
in un alone di Aloe vera per la pelle
e abbronzata apparenza per, i non di certo tuoi, palpiti
L’anamnesi fu la tua strutturale mancanza di reattività
di spinta esplosiva che genera parole, momenti rimpianti
ma d’altro canto razionalizza le tue reali preghiere
giovane perpetua
Come condividere col dott. Fausto?
Quando ti vidi capitolare fu lo stesso momento
in cui ti vidi riprendere sicurezza
Inginocchiata nevvero
ma grafite di semplice tempra
come l’anima Tua

Dinegare

L’immaginazione batte il colpo, lagna
Il cielo è blu e scalarlo è una condanna
Ho comprato le ciabatte da montagna
La noia aspira solchi, sbrana
Sgrana la coscienza e aggrava
Quel che si fuma è lava,
Come spugna su rugiada, lava.
Dio mio quel che ho di te, appaia.
Se non sei più
mi rechi, a far sprechi
Dei dinieghi
che spiego a questi più
Arrechi, di nuovo il Blu,
A questi più
Bluuu, Bluu

Del binario intraprendo
Solo il treno che perdo
E sfracella la faccia
Come mia nottataccia

Tulipano

Stai lì in tuta
Già da mesi
O sei Julia
O i ghanesi
Ma anche nera
Tu mi annienti
Anche a Liegi
O a Parigi
Tulipano di grigi
Ti dipano dai pregi
Ti allontano dai preti
Ti profilo di sfregi
Ti accolgo nei regni

Coprifuoco

Non ti ascolto
e mi sostenti
Mi accorgo
e ti sorprendi
Risplendi,
poi giungi
ai soliti
sospetti
Tu quasi 22
coprifuoco
Io 33
sputo fuoco
Ti mangerei
Sono il castello
tu la mia lei
Imprigionata
Coi capelli
impigliata
Salgo solo
poi t’inghiotto
non sei più tu
Allora brucio
tutto
Mi addormento
Mi baci
sopra il vento
Solo sogno
E li rimango
Sono collina
E non importa
Sono fango
Ma qui accanto
Un altro giorno
Non ti ascolto,
da me
ti sgombro
Un altro giorno

Australia altruista

Australia altruista

Domandi il suo cuore
Contaminato di punte
Di danni è scosceso
Quel cespo di rose

Collidi quel passo
tasso invadente
Scollini già tardi
L’insoddisfazione
Fremente
Andatura lontana
Australia altruista
Risacca demente
In un delta in purezza

Luce pilota

Luce pilota
Tra cappa di fumo, coltre
Lume nel ventre
Dell’urlo inespresso
Che è urto sommerso
In questo silenzio
Curvo e interrotto
Angolo retto, caldo
lo sguardo
poggia su te
accinge premura
cieco raduna
Il bastone e la cura

Non colmi i vuoti, collimiamo