Ho arrotolato il mio io per te
in un tappeto, a fatica me lo porto dietro, zoppo ho il volto serio, scuro e tetro.
Il pomeriggio alle tre
suono i campanelli a volte per paura scappo
a volte cerco di venderlo alle signorine, malandrine.
Nel paese le mamme mi raccontano ai bambini, dicono che se fanno i cattivi arrivo e li faccio scomparire arrotolandoli nel tappeto.
Come me è successo a me
un pomeriggio alle tre.
Annuiscono ingenui ed hanno paura.
Io invece piango a sentirle
In fondo
hanno ragione
L.125
Prima elementare
Ti ho messa ad essiccare
al sicuro dentro il mio libro
non ricordo più quale
non ricordo più quando
e ne sento il rimpianto
Starnuto
Dicono che quando si starnutisce
qualcuno stia parlando di noi
Credo che, ora, dovrebbe uscirti
sangue dalle orecchie
per quanto ti penso
Ombra
Lungi da me
adombrar la mia ombra
lume di ciò
che tutto circonda
Sassaiole
Corro in un cerchio in questi giorni del mio vivere a rilento, scalzo
Le scarpe in mano, cestelli degli innumerevoli sassolini raccolti percorrendo gli anni luce
Ogni tanto ne getto uno così da dimostrare il mio passaggio
così da riempire il paesaggio
Affannato a volte riprendo fiato e li rivedo quei sassi lanciati,
alcuni, affondando, crearono cerchi nell’acqua
altri, rotolando, sentieri nell’erba
e i più pesanti, i macigni
sfondarono il parabrezza della mia anima
Per mano
Rivederti ancora e ancora, non di giorno camminando nei boschi, non di notte al chiaror dei lampioni
ma da dentro dove ti prendo per mano, la nei sogni dove piano
ci amiamo
Pluto
E quando ho letto il tuo statuto
mi ci sono riconosciuto in pieno
ho ululato come Pluto
l’ho studiato come no scemo
Ora che imparato l’ho e di brutto
con il sangue evidenzio
le pagine che non ho distrutto
Con la menta
Ci son talmente tante parole in superficie
che l’acqua mi arriva al mento
ed è difficile fare un discorso al lamento
ma con la menta di solito è succulento
Se non stai bene per un momento
e se lo sento
ti dirò son contento
e più loquace vedendo la tua sottoveste
spoglia al vento
Del mio essere colgo il fomento
e mi dilanio per poter non far cento
perchè tu sei l’assolo, lo sgomento
perchè tu da cambiar sei
il mio faro
spento
Elefante
Ho una memoria da elefante
oltre al giorno in cui sono morto
ricordo solo ciò che tra noi
è equidistante
Campane
Ti notai dentro l’ombra del ridondar di campane
mai uno sguardo fu per me più puntuale
come lo scoccar della tua mezzanotte.
Eri bella talmente
che il frastuono fluttuante
accorrer dovea
nel silenzio d’estate