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Sesso flottante

 

Chiedo scusa
Se scrivo poco,
Se il mio
Afferrare le cose
Di polso
Significa
Voler stringerti
Le cosce squisite.
Se vedo le tue nudità
Da dietro la tenda,
Tu finestra all’interno,
Io cielo coperto di notte
Nel nostro navigare
Senza vela
Affonderemo
Prima o poi.

Ammasso di stelle

Qui in questa notte
Che lucido
Queste cotte
Di maglia
Che confondo
Per pelle.
Pezzi di me
Se ne vanno
Scalfiti
Dalle frecce del tempo.

In un ammasso
Di Ofiuco
Io, inerme.

Vita

 

 

Ho la pelle
D’oca
A scriverti
Ogni notte.

 

 

Ed ho fatto
Le ore
Tardi
Con le ossa
Ridotte a polmoni.
Pronte a prendersi
Il resto
Di questa vita assurda,
Che gira, vortica
Sulla stessa girandola
Appesa in un balcone
Distante.
Dove gerani appassicono
Prima dell’estate
E viole danzano
La loro canzone.

È così difficile
Vivere di origami
In un mondo
Di plastica?

 

Traduco

Traduco
I fili
Della notte.
Rimasugli
Di carta
Sparsi
Fra le stelle e l’anima.
Sarà questa solitudine
A non farmi dormire,
Neanche stanotte
Se sono stanco,
Neanche se piango
E sono così esagerato
Nel diventare pallido
A furia di lacerarmi
Il petto
Pur di avere da te
Un sorriso.

 

Ti sei mai sentito incompleto?

Dedico
Al bianco
Del muro
Il nome,
Lo pseudonimo
Mio.

Vedi, ci sono
Anche se
Sono trasparente.
Dalla mia giacca
Vedi dall’interno
I miei organi
Sconnessi
Funzionare come i tuoi,
Trapianti perfetti.

Senza titolo

Finisce
u’me cori.
gisere,
cuspide,
inizia u’to corpo.
a invadermi
ri bandiere.

cedo.
o to’ spìnciri
avanzare
divenendo
ri chistu mari
firmamento

 

No rumors

Dal soffitto
Al cuore
Solfiti di stelle
Piovono
Senza
Rumore.

Senza titolo

 

Corro via
Influenzato
Dal flusso.
Rincorro un tram
Per sfida.
Mangiarci dentro
Nella povertà
Un panino.
Pare sia
La storia del tempo
Mio vitale,
Stando sempre
Aperto al vento
Per invitarlo ad entrare.

 

Senza titolo

Rimane attaccata
Quest’anima solitaria,
Se io ho la forza
E il coraggio
Di suonare canzoni
Alle tapparelle?

Si, rispondo.
Fermo, anche se tremo.

Bisogno anestetico
Delle strade vuote,
Aperte, le mie passeggiate,
Vane, sigaro, fumo.

Cuba lontana,
Dal porto
Suona il caos
E rum.

Ed io che
Lavoro col mio corpo,
Per otto ore al giorno,
Scrivo in silenzio
Rannicchiato in officina
O in cella frigorifera,
Poesie.

E, Cristo, l’anima si sparge
Di foglie e atti vandalici
Rimanendo attaccata
Seppure spezzata,
Pezzo dopo pezzo
Al muro imbrattato
Dove lasceranno
La mia esistenza
Al candore del meteo.

Lasciate piovere.
Lasciate l’acquazzone
Scivolare giù,
Nel fondo della vasca.