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Fui, prima che fossimo. Ora, nuovamente, sono – e solo!

Vorrei pensare all’eternità e sapere che fare. Quando imparerò a galleggiare con le mie realtà?

Giunge Marzo: dietro ogni angolo, ti aspetto ancora.

Gordon

Dormi a pochi metri

ma ti sento irraggiungibile,

tra me e le tue lentiggini

lo spettro di altri corpi.

 

(una bottiglia di gin scadente sardonicamente mi osserva dalla dispensa; non l’ho portata io non sono mie le labbra che ti baciarono sotto le orecchie –

entrambe, piccole, come le tue mani)

 

Il mio lato del letto

I cuscini comprati insieme all’IKEA

I tuoi occhi languidi nei miei

la nostra foto sulLa mensola in corridoio

Tua madre che guarda il meteo della città in cui vivo

Noi

 

Vorrei chiederti come cancellarmi e sostituirmi,

evaporare, ritornare

nube e poi buttarmi in mare.

Intanto giaccio, spezzata.

 

Forse ho cercato per noi un tempo che non c’è mai stato;

ci incontreremo,

chissà,

oltre la collina.

Gennaio

Camicie stese si agitano al passare del treno,

color crema i palazzi inondati di luce:

Firenze giace immobile.

 

Ciò nonostante, gennaio è spoglio e vasto.

 

Trafitta dalla vita,

mi vedo riflessa negli occhi stanchi

di una signora ferma,

sola sulla banchina.

I ricchi non fanno rumore

Ti penso spesso a Roma Nord,
dove il silenzio è greve:
non ci sono le telenovele dei vecchi,
non c’è il tram 19 con i suoi cigolii;
a Roma Nord c’è qualche grado in meno,
ci sono persino i cipressi,
le donne si scostano i capelli dai lunghi colli abbronzati,
per aperitivo il Franciacorta,
c’è una fioraia all’angolo della mia via,
quassù a Roma Nord.
È una fioraia bianca e italiana,
non è un ragazzo del Bangladesh che guarda video
o una grassa signora indiana.
Chissà se la bianca fioraia
difenderebbe il panettiere da un rapinatore,
come successe laggiù a Roma Sud.
Eppure le cacche di cane ci sono anche a Roma Nord,
la gente ha gli stessi irrisolti di sempre,
eppure ho gli stessi pensieri quassù a Roma Nord:
mi chiedo se mai tu mi pensi la sera
socchiusa raccolta indifesa in attesa,
quassù a Roma Nord.

RT < 1

Lo schermo del telefono illumina fiocamente il mio petto nudo. Ripenso alle tue dita che mi stringevano la carne lasciando lividi vistosi che esibivo con malcelato orgoglio; con ancor meno malcelata passione te li facevo ricalcare – io così felice, tu così vorace. Faccio quella-cosa-che-mi-dico-di-non-fare-e-che-in-genere-sono-brava-a-non-fare (spoiler: non oggi): rileggo cosa mi scrivevi esattamente un anno fa. “se torni, io ti prendo”; “vieni quando vuoi, basta che resti”. Seguono disquisizioni meno nobili e più pratiche su DPCM e passaggio tra regioni. Tutta Italia ora è in zona gialla ma anche se fossi nel palazzo di fronte saresti distante anni luce, così tanto da respirare un’altra atmosfera – sempre che fosse respirabile. Mi fa sorridere sentir parlare di Rt perché nella mia ricerca è il tempo di residenza, e mi chiedo: che significa per me tempo di residenza minore di uno? Forse che siamo state l’una nella vita dell’altra per meno di una misura temporale equivalente a uno, non è un mese, non è un anno, nel mio caso – e lo sappiamo, non mentiamo – significa una vita, una vita i n t e r a. Resta il fatto che una vita è passata, e le tue dita non mi stringeranno più.

Sbuffo,
mi sfrego gl’occhi,
getto via il foglio,
che faccio? Mi odio,
mi masturbo,
apro un porno.

Ogni centimetro del tuo corpo
è marchiato a fuoco nella mia memoria.
Ho disegnato meticolosamente
una mappa mentale dei tuoi anfratti.
La notte visito i tuoi saloni
immensi; i miei pensieri
scivolano sui pavimenti laccati
e rimbombano tra le tue pareti
spoglie. Cornici vuote racchiudono
i tuoi nei.

Vi cerco rifugio quando fuori è freddo
e sono giorni che non mi pensi.

Ciò che mi manca di te sono piccolezze,
delle quali non ero consapevole
e forse è così che funziona.
Fu la prima volta.

Mi capita spesso di ripensare a tuo fratello
– barba folta / mani grandi / uomo adulto –
quando si scelse una torta di compleanno
con delle margherite di pasta di zucchero.

Ciò che mi resta di te sono piccolezze,
delle quali ora sono consapevole
e forse è così che funziona.
Sarà l’ultima volta.

Giunge Marzo: dietro ogni angolo, ti aspetto ancora.