Le fitte trame delle sottane delle orchestrali
eternano il movimento della folla all’uscita,
nel viale. Sublime e vano il turbinio delle mani,
lo strenuo tentativo della giovane violoncellista.
La furia con la quale si dibatteva era brezza
che incideva un’aporia, un taglio profondo
nel valico semico stesso della finitezza.
E stremata, un crescendo e stremata un crescendo.
Ma non vorrei che i graffi sulle calze, di lato,
fossero unghie impigliate in teorie da rivista,
pastiche diffuso e possibile. Come rossetto sbavato.
Nonostante, le verità che ancora cerchiamo, oceani
persi con naturalezza tra le corde spezzate e le dita
è nel richiamo del vento, in frequenze abissali.