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le domande della generazione dei miei genitori

Niente.

 

Questo è ciò che faccio,

niente.

Non c’è chi si preoccupi

della mia occupazione.

Deglutisco i sogni

per il futuro,

già masticato nel passato e

vomito disillusione nel presente.

Rimbalzo dal grigio al nero

con un cappio alla gola.

 

(penso)

“E tu che fai?”

 

Fuori dal coro

canto,

stono.

per S.

Per le strade

suona la colonna sonora

della mia tristezza.

Glicine e gelsomino

riempiono l’aria.

Questa primavera

non è per te.

Non godrai più del tepore del tetto

scaldato dal primo sole.

Le mie mani e il mio volto

non affonderanno più

nel tuo profumo di biscotto.

Non avrò più voce

per  canzonette inventate

o per richiamarti a me.

Non seguirai più

ogni mio passo e

le carezze saranno vane

ma accanto a me

ronferà il tuo ricordo.

 

 

Disegno dal vero

Peccato tu non possa essere

il mio bianco sentiero

Peccato io non possa seguire

la rotta da te tracciata

in acrilico rosso volitivo

 

Mea culpa averti incontrato

prima di conoscerti

Mea culpa aver bramato

che le tue mani disegnassero il mio volto

che la tua accortezza fosse rivolta a me

 

Dovrò tratteggiare una nuova direzione

per placare la mia libido

contornata di nero carboncino

Dovrò lasciare che tu sia una sagoma lontana

appena abbozzata con impalpabile fusaggine

per smettere di desiderare solo te

 

PMC

Gazza, ladra

del mio amore,

insegnami a volteggiare nel tuo presente

e a riposare lieve

sulle catartiche nuvole dell’infanzia

Prendi un mio dito nella tua mano minuta

e conducimi attraverso l’incanto

Gioca con me …

facciamo “giro tondo” mentre colori il mio mondo

Impara da tua Madre

che ricalca la Terra

Vedi com’è bella?

Ora basta, non resisto, salta su!

Poi dammi un bacio e niente di più

Orbito, satellite

del tuo sorriso.

 

Non appartengo a nessuno schieramento

Non ho alcun credo

La mia politica sono io

Il mio dio sono io

Io! Io! Io!

 

Femminicidio

Sono morta ai tuoi piedi

colpita dal tuo odio

prepotente e possessivo.

Ora non posi nemmeno lo sguardo

sul tuo delitto disumano.

Ero il tuo ‘grande amore’

il tuo ‘bene più grande’

al quale non potevi rinunciare

ma continuavi a spaventare.

Oggi per l’ultima volta.

E finalmente sono libera

dalla tua accecante gelosia,

dal tuo patriarcale maschilismo.

 

Avevi infranto il mio sogno d’amore

io, volevo solo fuggire dal mio dolore.

E’ te che desidero

sottovoce

 

Ph.

Tu

come altri

mi guardi

ma non mi vedi.

Semini musica e risa

 fraintese 

mi guardi

e ritagli immagini

di me

che non mi vestono,

non mi vedi.

Mi guardi

e decidi che

non ho nulla da darti

nulla di me ti può arricchire.

Mi guardi,

indosso l’abito di preconcetti che hai cucito

volto le spalle e vado.

Ora vedi.