Rami spezzati
cadete lontano
il tronco è ormai secco
del colore del grano.
Pronto al raccolto
brilla dorato
sotto la falce
dal taglio affilato.
Si miete sempre,
durante una vita,
il campo è rinnovato
che pace infinita.
Rami spezzati
cadete lontano
il tronco è ormai secco
del colore del grano.
Pronto al raccolto
brilla dorato
sotto la falce
dal taglio affilato.
Si miete sempre,
durante una vita,
il campo è rinnovato
che pace infinita.
Vado a fare un giro.
Dove?
Non so,
cerco il freddo.
Tirami fuori
da questo angolo.
Prendimi per mano.
Sono sola
in questo luogo
fatto d’indifferenza
e grigiore
dove le giornate si susseguono
tutte uguali
identiche e noiose,
come pioggia battente.
L’estate
ha camminato a lungo
e ora che il freddo
è arrivato
sembra tutto
monotono.
Sono annoiata
fino alle lacrime.
Offrimi un diversivo.
Città di vento
che hai accompagnato
la mia infanzia,
ti osservo dall’alto.
Ora che più di prima
sei coperta di sole
e polvere,
so che mai sentirò
la tua mancanza.
Ritornerò ogni volta
per ricordare
e imparare nuove cose
dal mio passato
per nuotare
nel mare brillante
che solo Tu
sai offrirmi.
Ma ti ho già dimenticata,
non sono più
parte di te.
Ormai sono dodici.
Sembrano ore
perché il tormento
resta lì,
immobile,
a osservarmi.
Tu ormai
sei polvere,
come quella che soffio via
dalla memoria che
ti conserva
come fossi un’istantanea.
Immobile.
Come il mio dolore,
chiuso in quella casa
semivuota
e abitata da estranei.
Il Dolore sa
come aprire quella porta
e ogni volta
si presenta in compagnia
delle mie debolezze.
Nascere gabbiani
non è poi così male.
L’ho capito
guardando giù
dalla scogliera,
come tu non volevi.
Cosa mi diresti oggi?
Avresti i capelli bianchi,
come la terza conchiglia
che mi ha regalato
questa spiaggia nera.
Un ricordo di me
galleggia
in questo mare
verde profondo.
Io che nuotando g-rido.
Provoco onde
tra le onde.
E tu – papà –
sospeso tra bianco, verde e roccia,
agiti la mano
sorridendo.
Ando pela rua
com cara cor cinzento
com olhos perdidos
em pensamentos
dos momentos
que nunca mais
vou esquecer.
Porque não sou eu
que mando
mas, também se
só foi um engano,
eu nunca mais
vou te esquecer.
E agora apenas espero
o momento
que a memória
não vai ter sofrimento.