Ti scivolo
sbucciato
gelida pioggia
mai fu neve.
M.09
Rigetto dolorose convenzioni
ingenuamente ingurgitate,
affrontando l’ennesima strage di certezze.
Impossibile tuttavia
epurare gli occhi sporchi.
D’una poesia infranta
mi sanguina la gola.
Non entrarmi sottopelle
così vertiginosamente
già fa male
la tua assenza
Giornate di cellophane
La domenica mattina
Il parco è pieno di bambini
quasi
mi sento rinascere un po’ anch’io.
Nonno
D’una fragilità bambina
castello di sabbia
e conchiglie.
Già forte l’odore di temporale
il dolore mi spezza le gambe.
Costante tensione.
Avido desiderio
inedito ed essenziale
piccolo vuoto perpetuo
sarà la mia rovina.
Sbadatamente triste
Ho coperto gli incubi
infilando un sorriso
e rossetto rosso.
Ho scopato furiosamente
con gli occhi di vetro
e la figa di plastica
è sempre tutto così confuso
mi viene un po’ da vomitarmi.
Verano
Nel fragore
mi corico
cantando
con un sorriso
tra le dita.
Milano
Fredde le mani
freddo il cuore
nel frenetico gelo
tra ansia di prospettiva
e fallimento del sistema,
vorrei ricordarmi
come si piange.