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Ti scivolo
sbucciato
gelida pioggia
mai fu neve.

Rigetto dolorose convenzioni
ingenuamente ingurgitate,
affrontando l’ennesima strage di certezze.
Impossibile tuttavia
epurare gli occhi sporchi.

D’una poesia infranta
mi sanguina la gola.

Non entrarmi sottopelle
così vertiginosamente
già fa male
la tua assenza

Giornate di cellophane

La domenica mattina
Il parco è pieno di bambini
quasi
mi sento rinascere un po’ anch’io.

Nonno

D’una fragilità bambina
castello di sabbia
e conchiglie.
Già forte l’odore di temporale
 
il dolore mi spezza le gambe.

Costante tensione.
 
Avido desiderio
inedito ed essenziale
 
piccolo vuoto perpetuo
sarà la mia rovina.

Sbadatamente triste

Ho coperto gli incubi
infilando un sorriso
e rossetto rosso.
Ho scopato furiosamente
con gli occhi di vetro
e la figa di plastica
 
è sempre tutto così confuso
mi viene un po’ da vomitarmi.

Verano

Nel fragore
mi corico
cantando
 
con un sorriso
tra le dita.

Milano

Fredde le mani
freddo il cuore
 
nel frenetico gelo
tra ansia di prospettiva
e fallimento del sistema,
 
vorrei ricordarmi
come si piange.