I tuoi,
gettati nel gelido
inverno
della pianura padana
per tracciare piste
nella mia esistenza.
M.173
American Beauty
Ho visto la bellezza
era lì, tra le tue scapole meravigliose
Nude,
in quella schiena perfettamente liscia
da piangere e accarezzare,
volteggiava attorno al neo sul collo
si divideva posandosi sulle perle
che baciano i tuoi lobi,
si faceva fili che seguivano i tuoi capelli
raccolti in quello chatush
per ritrovarsi in quel viso
dalle linee così dolcemente
disegnate da chi più di ogni altri
Ti ama.
Ogni volta che mi baci
nasce il mondo.
Francesca
Gli astri danzano,
la città dorme.
Gli astri dormono,
la città danza
e noi facciamo l’amore.
Futura
Quando ti troverò
basterà guardarci, senza inutili parole
mi perderò nel tuo sorriso
e sarai bellissima
anche se il mondo riderà di te.
Si farà l’amore fino al mattino
e poi di nuovo, fino a lasciarsi accarezzare
dalla fame in quel letto.
Un giorno inizieremo a pensarci
e finiremo per giocare a fare Dio,
mi conosco,
finirò per portarti la colazione tra le lenzuola
prima di svegliarlo per la scuola.
E se sarà femmina?
Si chiamerà Futura.
Vabbè
Ci siamo quasi,
lo stomaco si chiude e inizia a vorticare
l’una e trentasei è l’ora.
Lo guardo e puntuale si illumina,
scorro il dito e appare il tuo viso,
una scala di grigi
così bella, dolce e profonda
che vorrei poter perdermici dentro.
Tu scrivi,
io leggo la tenerezza che non c’è
ma di qualcosa bisogna pur vivere
e mi illudo e mi lascio cullare.
Parliamo del nulla
vorrei parlarne per sempre.
Si sta facendo mattina e non ho più sonno
scelgo di non risponderti più,
non potrei sopportare la tua indifferenza
e muovo per primo.
Rimango solo con i miei pensieri
la mia idea di te, di noi e i miei sogni
che non sono poi così diversi
Fisso il soffitto buio
e aspetto un’altra notte.
Paura
Perché scrivo?
Perché come De André ho paura,
paura di perdermi
in un mondo che non mi contiene.
Sogno
Mentre filtra la luce tenue
solo acqua fredda fuori e dentro il viso
niente cibo, lo stomaco si oppone
i vestiti a nascondermi dal mondo.
Attraverso la città nel silenzio
e il dovere mi spegne.
Ma poi eccoti sorgere tra la nebbia,
agiti i capelli e il tuo sguardo mi sorride,
come sarebbe bello.
Vergogna
Piansi quella notte
sotto le tue urla scesi in trincea
bassa la testa a cercare qualcosa nel petto,
il coraggio di guardarti negli occhi fuggiva lontano,
le spalle basse a toccarsi l’un l’altra.
Sotto il peso della tua delusione divenivo larva
incapace di reagire mi addossai le colpe
lasciando spazio solo al silenzio.
Passarono mesi, la vita si alzava al cielo
per il peso del vuoto che non sapevo trattenere.
Nelle notti più buie, bagnato dall’alcol
dovevo pensare a ciò che avevo perso,
poi ti rividi, il cuore batteva a festa
perso nel tuo sorriso che rifiutava di guardarmi.
Finché a guerra finita
non si intrecciarono le dita.
Liberazione
Cobain guarda la spada,
pensa alla sua bambina e sa.
Faber sorride all’ennesima sigaretta,
troppo bella per abbandonarla.
Jack stringe in pugno il fegato,
non c’era altro modo per dirlo alla madre.
Marco accarezza la neve,
in un mondo che ostenta amore ha trovato solo odio.
Io che non sono nessuno non ci riesco
guardo la finestra socchiusa,
sarebbe la cosa migliore
ma non ce la faccio.
Accarezzo i vetri freddi, qui nessuno mi vede,
la spingo con la fronte e mi maledico.
Perché non riesco a volare?