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Facciamo che…

Facciamo che io sconvolgo i miei piani
e poi tu mi dici che mi ami.

Sono naturalmente banale
come il volo, l’ape e l’alveare

ma come si abbatte quel muro di sassi
– minuziosa costruzione d’anni –
per riuscire a guardarci sulla soglia di casa?

La mia metà

Guardo alla mia imperfezione.
Ci parlo spesso, a bassa voce,
perché a noi, vecchi amici, piace così.

La mattina mi sveglia accanto al letto
con un foglio scritto sul comodino,
– ovunque sparso, l’odore del nostro legame –
e la sua traccia invisibile colata
sul bordo delle mie lenzuola preferite.

“Non lasciarmi”, si legge a lettere cubitali,
tra le piccole righe di carta spessa
che quasi sorride, come chi
fa gli occhi dolci di mestiere.

E allora io non so respingere
la tua tenera debolezza
e mi chiedo se sia saggio
lasciarmi influenzare dalle tue ragioni
o farti un po’ spazio nelle mie prigioni.

Nel frattempo che una risposta si riveli,
usciamo insieme dalla stanza
per andare al bar a fare colazione.

Al mio Cinema

E’ un giorno senza luci,
da quando non mi rincuora più
il tuo modo di parlarmi sottovoce
tra una panoramica e un gesto audace.

Sai quanti volti ti hanno visto rinascere
tra il rumore di file chilometriche
o il silenzio di un solo spettatore
che abbraccia il vuoto e sorride
in cerca del tuo profilo migliore.

Ricordo ancora la tua fedele cura
somministrata a dosi d’inquadratura
l’odore caldo del fermo immagine
e quegli sguardi d’intesa nati per caso
sul filo dei nostri pensieri all’unisono.

Inizia a fare freddo
nelle case della gente
senza il focolare delle tue speranze,
dunque affrettati a tornare
perché il nostro film, deve ricominciare.

Boy Erased

Sogno un mondo con il trucco
ma senza sporchi trucchi
matita nera intorno agli occhi
ma non il cerchio nero dei tuoi colpi.

Primavera

Non cedo il passo ai malumori
ma dimmi, quali odori posso sentire
per sperare, solo un po’, di rifiorire?

Primavera senza coperte
giallo fieno dalle finestre
deserto impavido delle ginestre

si apre il cuore della stagione
il miracolo della visione
il mio Essere finito
che non vuole finire.

Fotogrammi

Pane e film per consolazione
Tè caldo a ogni interruzione
Non parlare durante la proiezione
Ma prima tu guarda piano
Me che guardo un primo piano.

Veduta

Ci siamo fermati in riva al mare
ma che banale, in un attimo, vacillare
ma che finale, in una vita, amare
le tue mani annegate nella mia pelle.

Uno scoglio stanco
il gabbiano di vedetta
uno sfondo senza filtri

Ecco il panorama dei nostri sensi
chiederci la formula magica
di una passionale normalità.

Compongo versi

Compongo versi
per una pace che fatica a mostrarsi.

Puoi trovarci il mormorio di notti insonni
il dolce delirio d’una mano fremente
i tuoi occhi su questo scarno spoglio foglio
che forse ti scalderà dal freddo
di un inverno troppo bianco
che non preannuncia più Natali.

Iscrizione

Alea iacta est.
“Il dado è tratto”.
Scusami, ma io ritratto
perché non sono solo fatto
di un atto già scritto.

Si leggeva tra le pieghe di un cielo fuori moda.

Ascoltami

Mondo che mi guardi di traverso
sotto questo cielo terso
non ti conforta sapere
che io non sono qui per negoziare?