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Introspezione e Descrizione Euleriana

Deprivazione sensoriale dell’animo
nella giostra cadente dell’umore
inerziale andare avanti
distratto
disattento
battendo i piedi sul marcio terriccio
intriso di strane sostanze
pesticidi artificiali
inalati dalla terra
e conseguente intossicazione,
poi astinenza.
Osservo muto il mondo agire
schiacciare l’universo sotto il suo peso,
io indifeso dietro uno spioncino
nell’eterna esistenza euleriana
cogliendo gli attimi degli altri
e mai i miei.

Taranto

Taranto permeata da uno strano silenzio
visi acidi tagliano il vento
guardano distratti l’intorno
procedono
in una psicotica ripetizione
affondati nell’ittera luce malata
senza sembrare umani
forse meccanismi di qualcosa
che non si vede
pilotati da ciò che non conosciamo.

Attraverso le patologiche vie,
le solite
in passi di metastasi di malinconia
che abbandonano le orme in terra
fissate per sempre;
qualche frammento di me cade
accompagna le orme
e così lascio una marea di tracce
di ciò che son stato,
inconscio di ciò che sarò
disumanizzandomi pian piano,
in ogni passo;
finché non noto poi
di non produrre rumore
di essere un fattore nella somma dei silenzi
di camminare per inerzia
guardare distratto il mondo
vestire d’improvviso
gli abiti di tutti gli altri
e agitarmi concordemente
all’immenso macchinario.

Canzonetta

Una bella canzone
perduta nell’etere
librandosi nel cielo
perché una direzione non gliel’ho data
da te non arriverà
e vagherà nello spazio
come i satelliti,
spenti bagliori.

Forse seguirà la sua Leggenda Personale
e io non la saprò;
un giorno chissà
saprà dove arrivare,
e mi letizia pensare
che si trovi già alla tua porta
in attesa
paziente,
per quel giorno in cui sarò lì
a dedicartela

Impressioni su Liebestraum no.3

Dolce agitato
batte sulle mie carni
non v’è pesantezza
e un poco recitativo
ascolta i respiri
a ritmo dei battiti
delle convulsioni
dell’animo.
Una febbre estatica,
breve come gli attimi
in cui guardi
ascolti
assapori le tonalità
che l’estroso universo
ti concede.
E crescendo crescendo
– appassionato! –
declini in un sorriso
le dolci fronde
che suscitano l’amore.

Appunti su una canzone dei Radiohead

Sterminata vacuità
carenza cromatica
solo sabbia e grigio
svettano i monti inermi
sparuti
siedendomi sul vortice
orizzonte degli eventi del burrone
spigoloso terreno
quasi dolore
accetto l’unicità
percepisco perpetuo il moto di qualcosa
dentro
fuori
dei pianeti forse
del mio mondo arido saturo
secco intorno
inodore come il freddo sulla pelle
veloce rispetto alle stelle
fisse nel ventre dell’universo
costellazioni immaginarie
magnifici dipinti sul mondo
alzare la testa questo basta
e poi
infine
percettibili appena i miei sensi
audace perseveranza
catartica nelle fibre,
artico ormai
il mio terreno.

Istantanea paura

Istantanea paura
nostalgia di un me prima vissuto
il peso è insostenibile sul petto
supino non respiro
piango
o forse fingo di farlo
tutto si muove
fluisce
scorre
veloce veloce veloce
soffocate immagini sfocate;
una poi fissa
un uomo in piedi, le cuffie echeggiano rumori
confusione scende forse la lacrima:
mi vedo,
d’un tratto,
sono io
immobile.

Un caffè in ghiaccio, grazie

Indispettita
la bustina di zucchero
si dimenava nelle mani tue.
Il conto chi l’avrebbe pagato
chissà,
sospetto
attesa.
Che buon profumo
quello dei capelli tuoi,
riconosco il cocco
non sai che lo amo,
qualcun’altro ti abbraccia
vuoi i suoi baci,
mi son perso
nel toccarti i capelli
chissà se lo notavi
che ti provocavo un poco
che son fatto così
che sono un po’ stronzo
che un po’ mi piaci
e forse te ne accorgi
che forse…

… -Salve, cosa desidera?-
-Oh, mi scusi. Un caffè in ghiaccio, grazie-
-Arriva subito!-

innamorarmi-innamorarmi-innamorarmi

E come ribolle
ignaro in me
il senso perverso dell’amore
che ho perduto
e più non ritrovo.
E divago in me
meco nei pensieri
-oh, errante Boccadoro-
tra sogni d’infatuamento
e feroce fugace violenza
del contatto d’una donna.

Su prati dorati che sfiorano
le luci della notte,
il profumo di questa Natura primaverile
s’insinua nei miei sensi e
si mescola docile
nella fusione dei nostri corpi.

Come desidero Amare, cara Lisa,
darti ciò che non ritrovo
e che anelo da mesi,
infondendo i miei sogni
con la tua forte figura perentoria
celata sotto vesti diafane.

Vita

Quelle lacrime che portano contentezza;
una nuvoletta s’arroga il diritto di coprire il sole
e così il tuo viso non luccica più.

Vorace assunzione di sentimenti,
alle spalle i pregiudizi
come anni lasciati al vento.

Le rughe incrinano il viso in deformi smorfie,
e la terra continua imperterrita a girare
nella sua orbita imperfetta.

Decade un amore,
un’amicizia
e un estraneo diventa la persona più affidabile
e intanto
io
mi sotterro nell’annullamento di me stesso;
– me medesmo meco mi vergogno –
e sibilo un sorriso in faccia alla vita.

Sfuggente Cosmico

Ti si riconosce nel cielo
lucore iridescente
eccitando i nostri sensi
dalle tre della cintura.
L’immaginazione stimolata
forte, tremenda,
dall’ignoto oltre di te:
nuvole di colori di strani spettri,
misteri di esseri prima di noi esistiti,
cassaforte di uno scibile di eoni remoti,
nitriti di strane forme occultate
dal forte chiarore del semplice esistere;
ed insieme,
scolorite e rossicce,
altre infinite proiezioni sul firmanento
accelerando in eterno
dal multicentrico universo,
da noi, limitate creature
poggiate sul davanzale
di una finestra nel tempo,
esplorabile solo
da caleidoscopiche e folli immaginazioni
che possiamo creare.