Terribilmente a terra
da strappare fili d’erba
sto scalando l’orizzonte.
Chi ci è arrivato
potrebbe,
gentilmente,
smetterla di cacarmi il cazzo.
Correntemente a correre
sotto le ombre di certi fogli
che abbattono alberi.
Chi è già arrivato,
dovrebbe,
sempre,
smetterla di cacarmi il cazzo.
Un controllore ha salvato uno zaino.
Non so da cosa,
non avevamo neanche i biglietti.
Non era il suo lavoro,
il mio non sarebbe il suo lavoro,
sulla soglia, nessuno ha fatto il suo lavoro.
Una grandezza intensiva.
Se pensi che la gravità sia una forza
sto zitto. Tutti sentono la forza.
Se sbagli i calcoli qualcuno li corregge,
non io, lo senti in silenzio.
Non trasformi la massa in peso
solo cambiandone le parole. Desinenze.
Non cambio mai, muto, continuo solo
a leggere dove manca l’inchiosto.
Non vai con dei grossi pennelli
sporchi di vernice
di fianco muri bianchissimi.
Non così vicino,
non con la tolla in mano,
non correndo,
non per caso.
Stai scrivendo?
In pensieri gentili
ho comunque sbagliato,
se piove col sole
è comunque bagnato.
E’ voluto invecchiare,
inveire e sbottare,
sceso una volta
lo farà ogni volta una volta ancora.
Puoi guardare fino alla fine
ma alla fine si muore,
a guardarlo sbattere a terra -al sole
anche la pioggia voleva il suo rumore.
E’ tutto blu e mi manca immensamente qualcosa.
In Realtà
non ci si accontenta dell’immaginazione.
L’ aereodinamica di un auto che passa nel caldo d’agosto, l’ eco di quel ruscello d’asfalto negli spigoli del cielo della stanza.
La corrente che riscalda il frigorifero giustifica il freddo dentro, il rubinetto non conosce il quarzo ed insiste con la ceramica.
L’orologio è rimasto ferito dalle lancette, si sente spesso e forte il suo silenzio.
Che buffo rumore fa il mondo andando avanti.
Il bene è bello.
Come la forchetta e il coltello.
Insieme.
Il bello è bene.
Come la forchetta senza il coltello.
Il bello è bello.
Come la forchetta, il cucchiaio e il coltello.
Ogni cosa ha un significato tremendo.
Lasciandoti fare
direi soltanto
una cosa giusta
ogni tanto
È na ciutia sto mondo.
È na ciutia sta vita.
Na cosa basta farla
contro mille, non ne basta una.
Se i poteri forti avessero
muri diversi da quelli normali,
non avrebbero orecchie
ma avrebbero ali.
Ogni mattone che ci difende
o ci blocca,
andrebbe girato
dal lato più fresco,
almeno una volta ogni torta.
Dati i prezzi delle dogane
-e pure delle candeline-
basta starne lontani
e spedire cartoline.
Apro gli occhi una volta l’anno
per notare il cambiamento in atto.
Contro chi davanti uno specchio
si costringe, per non notarlo affatto.
Il mare evapora,
il male sul fondale
non sparisce quando risale,
poi cade.
Destino di sale,
finisce che fa male
ad ogni ferita da rimarginare.
Le nuvole piovono
e le gocce godono.
A fare da prisma ad una sola cosa,
grazie alla danza
ogni colore, uscendo riposa,
prende licenza.
L’aria nel mezzo,
non esiste, sembra tutto uno scherzo.
Dove c’è meno dolore,
si mischia male e colore.
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