Di note dissonanti
di una cacofonia spezzata
di una musica nera come la notte.
Scale che si rincorrevano su un pentagramma scivoloso.
Oppure di una bandiera stesa al vento.
Forse di uno sguardo schivo, che fotteva il mondo
di un sorriso sfrontato.
Delle strade, del solito vicolo cieco, del tuo corpo nel quale sparivo.
Oppure della complicità, dei sorrisi carichi di tenerezza, delle occhiate impregnate di elettricità.
Delle prese in giro in un mondo serio, del ricordo delle notti.
Del profumo che mi faceva tremare l’anima.
Forse della carne, del tuo essere ribelle, del fumo che ti impregnava i capelli che mi faceva tornare stanca, stanca per averti vissuto troppo.
Di un pensiero crespo, fatto di forse.
Perché? Non so.
Fu.