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Esplodo d’estasi

Esplodo d’estasi al mio ritorno
Nelle vie impervie delle cose amate
Sono leggero sulle ali dorate
Di uno sconnesso sentiero di scintille felici
C’è uno squarcio nel mondo e non c’è più ritorno,
ho oltrepassato il limbo della reticenza
È un fluido vorticoso il rumore danzante
dei pensieri che brulicano di

meraviglia

Germogli di Marzo

Mi sono legato alle persone sbagliate

Mi hanno inviluppato in una stretta morsa

Raggomitolato nelle mie intime convulsioni

Ho strappato la mia apparenza dal lembo di pelle che intrappolava la mia essenza

È fuggita, ora vola e va

E quasi non ho paura che si perda.

 

Sospende l’eterea sostanza
levata, sua, dall’eolo soffiante:

batuffolo sperso nell’áere,
caprìola leggiadro, riflesso d’opale.

 

Marzo di attese, delusioni e sorprese;

tra la fine e nuovi potenziali inizi mi perdo.

Lascio che i ricordi della città mi trascinino altrove, lentamente, silenziosamente.

Mi inebria il nostalgico odore dei luoghi, delle persone che ho incontrato, delle vite che ho sfiorato.

 

Ed è proprio in questo vortice di incontri,

che cerco la mia essenza.

Per ora questa ricerca rimane un cammino incessante,

alle volte perfino sfiancante.

 

Corre veloce l’abitudine

della quiete.

Accorri, o fuoco

dei grandi momenti.

Serve poesia,

ad attimi alterni,

per non tornare

dove tutto ritorna.

Rifugio degli abbandonati

Sono stato fiamma vagante
Inebriato dalla melodia che s’aitava in me
Creatura scodinzolante
In un oceano di rovi

Sono stato fiamma vagante
Ho reclinato il capo verso le mie radici
Scosso da un tremito
In una foresta di onde

Sono stato fiamma vagante
Passavano gli anni le stagioni le ore tic tac
Attraverso il mio essere translucido
Un diamante di tenebre

Sono stato fiamma cheta
Brontolanti guizzi ormai svaniti
Cullato dal vento tiranno
Nel rifugio degli abbandonati