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La danza della rosa

Àncora nel mare nero
colorata di mille colori,
flebile luce di un cero
che al buio regala bagliori.

Ti vedo, debole come una rosa
ma colori e riscaldi qualsiasi cosa
sulla quale un tuo petalo si posa.

Ed io mi sono sciolto al tuo tocco,
da prima piano piano, poi tutto di botto;
e la tua magia, mi hai reso vulnerabile,
ma tutti gli eroi hanno un punto fragile.

Pensieri Pesanti

Galleggio
in balia delle onde,
inerme,
in un mare sconfinato.

L’acqua è calda
ma la mente è altrove,
lontana,
in una foresta.

I tronchi sono freddi,
i fiori stupendi,
i frutti
salati.

Di questi mondi
mi sfugge l’essenza;
l’acqua è ormai tiepida,
rimango inerme;
il pensar mi affonda.

Dunque è questo il prezzo da pagare
per aver lasciato come un aquilone
la mente volar via,
dove l’alternativa all’agnosia
è il profondo gelo degli abissi.

L’impotenza del cuore

In un’attesa trepidante
come calma prima della tempesta,
constato riluttante
di un’imminente scelta
la conseguenza.

Decisione razionale, ma incerta:
salto nell’ignoto
ricolmo di speranza,
ma punto di non ritorno
oltre il quale tutto muta.

E sebbene il cuore
spesso sovrasti la ragione,
nulla può davanti all’evidenza;
e fattosi da parte,
con rassegnazione,
ne subisce la sofferenza.

Quindi addio via mia,
di un capitolo conclusione;
tu sarai nostalgia
e di un futuro, consolazione.

Sano masochismo

Dalla gioia della vita
il dolore è la mia sveglia
che sebbene non gradita
dal torpore mi ripiglia.

Sogno felice ed errante,
anestetico appagante,
mi trascina e mi culla,
le correnti, una betulla.

Ma dalle ferite che più non sento
un fiume di sangue copioso sgorga,
le lenzuola umide impregna
e dal sogno mi disambiento.

Così sospettoso mi pizzicotto:
apro il flusso della mente
pensieri si affollano velocemente
ed il dolore sento di botto.

Il sogno svanisce in un momento,
e senza il sopore che mi opprime
trovo conforto in queste mie rime,
suture invisibili dell’anima sollievo.
Recidivo infine mi riaddormento.

Non mi voglio adattare

Non mi voglio adattare
al letto caldo le notti d’inverno
al caffè macchiato la mattina alzato
all’agio della mia vita.

Voglio bere un caffè amaro,
infreddolito,
con la zuccheriera alla tazzina di lato,
con la vestaglia legata in vita;
e compiacendomi della mia scelta,
provo rabbia per chi non ne ha.

Così, meschinamente intacco,
la routine delle giornate.
Sono un debole, un vigliacco,
nella gente così, non confidate.

Nostalgia

Da vecchio vivrò di nostalgia
e sul viso come fronde di salici
scenderanno lacrime agrodolci
ed immerso nella malinconia,
sarò felice.

Anche adesso la nostalgia mi culla,
faro nei momenti più bui ed albore
che i ricordi più belli porta a galla;
e mentre la tristezza satura il cuore,
i problemi sono nulla
ed io sono felice.

Emozioni

La mera natura delle emozioni,
ricezione di informazioni
di provenenza esterna,
si sta snaturando
in un’aspettativa interna
frustrata dall’insufficienza,
condannando il soggetto
ad un’inevitabile
senso di insoddisfazione

Il pericolo della tranquillità

Tranquillo alla mia scrivania,
paradossalmente cullato dalla sofferenza altrui,
rifletto sulla caoticità della vita
tanto criticata quanto ricercata,
per fuggire da angoscianti riflessioni inevitabili
sul ruolo dell’esistenza.