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Fading needs

Impotente e svogliata
Regina
di questa casa perfetta
cammino per le stanza vuote a piedi nudi
ferendomi con le schegge affilate del mio orgoglio in frantumi
guardo dalle finestre i colori mutevoli del giorno
ascolto i rumori delle vite degli
Altri
ma qui non ci sono porte
e fa sempre più scuro.

giocattolo.

gioca coi miei occhi accecàti
cucimi la bocca e le orecchie
prendi il mio cuore strappalo
sfilami le vene i nervi i tendini
legali insieme fanne una palla di stracci
scola il mio sangue che arde di veleno
usa la mia pelle non è quello che vuoi?
butta tutto il resto e copriti di me
frantuma le mie ossa come sabbia
tira i miei capelli come redini di cuoio
e frustami per farmi andare forte
dove tu vuoi io ti seguirò
incapace di negarmi credo
al tuo egoismo mascherato
non m’importa
io sono altrove.

il lago di m.

fammi posto in quel sacco a pelo
supero di poco il metro e mezzo
peso meno di cinquanta chili
la tua età ingombrante non mi lascia spazio
la tua età che è anche la mia del resto
le rughe del tuo cuore mi soffocano
coi loro silenzi assordanti
hai tagli infetti che curi da solo
spogliando con parole di miele donne già nude
senza vello e senza pudore senza tenerezza
carpendone gli attimi senza colpo ferire
e senza nulla rischiare o investire
torna qui sotto con me ancora una volta
se siamo più sconosciuti adesso
di quando non c’eravamo mai parlati
ti prego rientra in me coi tuoi pensieri
abbandonati e ascolta i miei colori veri
fammi accarezzare i tuoi abissi
come la tua barba grigia
e nuotare negli occhi di ghiaccio
che mi sciolgono il ventre
mi rannicchio nel tuo giaciglio vuoto
volevo solo un po’ di spazio in fondo
tu raccogli macigni sul fondo del lago
come castagne e frutti di bosco
ne hai così tanti e le stelle indifferenti
sono troppo lontane
come noi due.

L’air du temps

Je t’ai aimée mon amie
je t’amais très fort
Moi, j’étais toi
toi, t’étais moi
On avait les mêmes paroles
on a dansé à la folie jusqu’à l’aube
on a mangé la vie du même assiette
C’est pour cela que parfois
Je te hais maintenant
je te hais très fort
Toi, tu ne me connais plus
moi, je ne te reconnais pas
Dans tes vêtes bourgeoises
dans tes mots de mère correcte
dans tes sourires éteints
C’est pour cela que je réfuse de te voir
On n’a plus la même age
toi, t’es morte avec nôtre jeunesse
moi, je vis toujours dans l’air du temps
Je te regarde donc, je me regarde
toi, t’es le miroir de ma défaite
moi, je veux mourir gagnante
J’ai toujour mon poing fermé
j’ai du feu dedans qu’il n’arrête pas de brûler
Quand je viens je rends hommage avec des roses
à la tombe que aujourd’hui
tu es de toi même.

Some kind of stranger

There’s nothing
There’s never been
Ascertain
Realize
The Truth means nothing
It doesn’t mean that much
If
I’d stop again
For just one Kiss
For just one Embrace
So I’m leaving
I know it’s right
I want Love and Truth
And Beauty and Life
I do not like suffer
But I fall and rise
That’s the way to go
You’re an empty and fragile shell
You’re a dark and bottomless well
That drains all Good
Without giving it back
You’re screwed
You’re screwed
But I’m alive
I’m so alive
Even if
I’d stop again
For just one Kiss of You.

Araba Fenice

La traccia di colla sul barattolo di vetro
La zecca gonfia sul vello del montone
La gomma da masticare nei capelli
La merda sotto la para dello stivale
Un taglio col foglio sul polpastrello
Il guano sul parabrezza dell’auto
Il catrame sul costume da bagno
La spina di rovo sotto l’unghia
La muffa sulla marmellata
Se son questo
Voglio sparire
Rinascere
Essere
Cinguettio di cincia
Caffè appena fatto
Bruma di bosco
Profumo di fiori
Acqua di fonte
Brezza leggera 
Goccia di sauterne
Tepore di brace
Sale sul pane.

Edera e Muro

fammi lo stesso

che l’edera al muro
(leccami)
strisciando
(avvinghiati)
poco a poco
(entrami dentro)
ti darò quello
che il muro all’edera
(voglio accoglierti)
nutrendo
(amore)
le tue radici
(senza riserbo)

A Dante

Avendo rubato, modificato e frainteso i versi di
A.121: A Beatrice

Mi osservi nuda,
di spalle.

So che ti piace
il mio mandolino
lo trovi così bello
che ti rende allegro
sorridente e birbantello.

Guardami, e guardami!
E guardami ancora!
Io sculetto e ancheggio!
Ballo e mi pavoneggio,
te lo porgo e te lo tolgo,
da mordere e baciare,
da sculacciare con mano pesante
come se fosse un tamburo parlante.

Diciamolo a tutti
che per te son Beatrice,
satiro porcello
nell’orecchio
quando mi punzecchi,
in privato,
quando sei avvinghiato,
sussurrato,
quando ti tento.

Così ti porterei
ovunque nel mondo
fallo giocondo
ovunque, anche all’Inferno
ovunque, fino al Paradiso
ma restami alle spalle
che di fronte sei pesante
e se io non son Beatrice
purtroppo
neanche tu, sei Dante.

All’arma bianca

Pensavo casomai a una lotta corpo a corpo
Silenzioso il buio e gonfio di sudore ardente
A battaglie di parole lingua e baci a bruciapelo

Dopo hai estratto la tua lama
Ero certa, non l’avevi!

Era meglio un solo colpo alla base della nuca
Che tagliarmi nel profondo e poi metterti da parte
Per vedermi genuflessa senza pianto e sanguinante

Ora resto sbalordita e inerme
Mi chiedo, com’hai fatto!?

Beffardo sei stato e distaccato e terso
Ma sorrido dell’arguzia e ti vorrei accanto
Quando sola affondo le mani nelle viscere

E

Muoio.

Galleggia

Vorrei rubarti
quel tuo maglione blu dell’altra sera
Indossarlo (lui da solo)
dopo la doccia sulla pelle nuda
per sentirne la lana sulle spalle
sui miei fianchi
come le tue mani ruvide
sui miei seni
sui capezzoli erti e duri.
Stringermici dentro
(un brivido leggero sulle cosce scoperte)
tirare le maniche fino alle nocche
Fra le dita la tazza di caffè
mescolarne l’aroma con l’odore tuo
che mi bagna le labbra e la bocca
E domandarti a bruciapelo
“Sai che ci fa un gallo in piscina?”