Skip to main content

Germogli di Marzo

Mi sono legato alle persone sbagliate

Mi hanno inviluppato in una stretta morsa

Raggomitolato nelle mie intime convulsioni

Ho strappato la mia apparenza dal lembo di pelle che intrappolava la mia essenza

È fuggita, ora vola e va

E quasi non ho paura che si perda.

 

Sospende l’eterea sostanza
levata, sua, dall’eolo soffiante:

batuffolo sperso nell’áere,
caprìola leggiadro, riflesso d’opale.

 

Marzo di attese, delusioni e sorprese;

tra la fine e nuovi potenziali inizi mi perdo.

Lascio che i ricordi della città mi trascinino altrove, lentamente, silenziosamente.

Mi inebria il nostalgico odore dei luoghi, delle persone che ho incontrato, delle vite che ho sfiorato.

 

Ed è proprio in questo vortice di incontri,

che cerco la mia essenza.

Per ora questa ricerca rimane un cammino incessante,

alle volte perfino sfiancante.

 

Corre veloce l’abitudine

della quiete.

Accorri, o fuoco

dei grandi momenti.

Serve poesia,

ad attimi alterni,

per non tornare

dove tutto ritorna.

Find yourself

Crumbling ruins,
creaking leaves,

I’ve passed this cold crowd,
I’m peaking my broken pieces.

Bleus

Abandonné par la mer
Reçu par le ciel

Plonger dans les bleus infinis

Meghiste Kinesis

Un piano
Una penna
Un tratto
Un contorno
Continuità sussultante

Arcadico inizio

Catartico svolgimento

Spasmodica fine

It’s like to be happy

I’m so heavy
trying to catch the sky
failing, falling, fading to nothing

And as a rifted rock
my heart is bleeding,
drops of pain
one by one
fill this restless body

Fragile shoulders, they’re breaking,
burning eyes, first flamed by the night

When the morning comes
only ashes
only dust
washed away by rivers of sorrow

Alone, laying, I’m screaming:
my voice
It’s chocking, It’s sinking

Unspoken words
rain in silence
meaningless particles in my interior hole

Run

La Natura indifferente osserva
il cammino di un viandante stanco;

il vento sussurra di non arrestarsi
le acque sospingono ciò che rallenta.

Attraversare la selva
fuggire le nottambule fiere dell’Insonnia
scostare le invadenti fronde per cercare la luce.

Inspirare languide speranze giovanili
Espirare tetre delusioni mature

Lecito è fermarsi nelle quiete ore notturne
D’obbligo è la frenesia quotidiana
Gettarsi nel nulla fiduciosi del domani
Trattenere i ricordi passati e cercarne venturi

La stabilità fossilizza l’animo,
la certezza assopisce l’ingegno.

Caotiche domande si affollano:
estirparle non conviene
decifrarle è necessario.

E sull’epilogo del travagliato corso
accecante incanto crepuscolare
rivelatore della Mirabile Visione