Tatapa Io t’ho amato perchè quando la sera avevo mal di pancia -e mi sentivo morire l’anima- tu mi portavi a vedere il mare.
A. Tu che sei riverbero di carezze. Io che fragile barcollo sul filo dei pensieri. In questo buio vorrei solo quel tuo profumo caldo di glicine e sambuco, la culla del tuo petto in cui naufragare, braccia cui abbandonarmi come cedimento. Potessi con i miei pochi anni esser il tuo porto sicuro cosa sarem(m)o?
Il nostro respiro è solo un prestito del vento. Fu e sarà oltre noi. Ed io inquieta mi chiedo che senso ha l’esistere se è un soffrire, se il pendolo oscilla piano nel dolore e veloce nella gioia. La nostra vita è presa in prestito da un dio morto. La mia forse dovrei restituirla.
L. E conserverò nell’animo il profumo tuo quando agl’occhi i troppi volti avranno offuscato il ricordo.