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C.118

Nei

Quella piccola luna

che t’infesta il viso

è il centro gravitaionale

di tutti i miei baci.

La speranza

è la virtù

dei folli.

Rami di ciliegio

e fragor d’onda

noi siamo.

Tatapa

Io t’ho amato

perchè

quando la sera

avevo mal di pancia

-e mi sentivo morire l’anima-

tu mi portavi

a vedere il

mare.

A.

Tu che sei

riverbero di carezze.

Io che fragile

barcollo

sul filo dei pensieri.

 

In questo buio

vorrei solo

quel tuo profumo caldo

di glicine e sambuco,

la culla del tuo petto

in cui naufragare,

braccia cui abbandonarmi

come cedimento.

 

Potessi

con i miei pochi anni

esser il tuo

porto sicuro

cosa sarem(m)o?

Il nostro respiro

è solo un prestito

del vento.

Fu e sarà

oltre noi.

 

Ed io inquieta

mi chiedo

che senso ha l’esistere

se è un soffrire,

se il pendolo

oscilla piano nel dolore

e veloce nella gioia.

 

La nostra vita

è presa in prestito

da un dio morto.

La mia

forse dovrei restituirla.

18.8.2019

Il tornare

senza poterti dire

“sono a casa,

sono salva”

è il chiedersi

se lo si è davvero.

L.

E conserverò nell’animo

il profumo tuo

quando agl’occhi

i troppi volti

avranno offuscato il ricordo.

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