Che tempesta hai portato?
Hai voluto scatenare
senza pensare a dove mirare. Come. Quanto.
quanto valesse ogni tua parola
mai soppesata, spesso
sputata come schiuma al vento
per ogni occasione del mio calore infuocato
senza cercare da me, non una mediazione.
Hai virato, diciamolo
troppa la paura di sollevarsi davvero sui
quattro piedi e toccare l’arco di cielo
che non brillava di te solo, t’assicuro
abbracciava fuoco, aria, mare scatenato
che mi sciabordava in corpo
lasciato al destino di una paludosa stagnazione
responsabile, te lo ripeto, di un’incuria che
ha esaltato che i tuoi fuochi laceranti, mai nutrienti.
Le seti prosciuganti di cuori che, come il mio, aperto
a sua volta affamato, seno scoperto al nutrimento
non per cedere dietro alle tue ingordigie
svilenti
come svilito hai, sfinito
un animo scrigno dei quattro elementi e
preziosi cristallini a fare da occhi
senza che chiedessi mai chi fossi, cosa portassi.